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sabato 30 aprile 2011

IL VINCITORE IGNORATO 

Di Antonella Randazzo
Una cappa di silenzio, che qualcuno ha definito “assordante”, è calata sul delitto di Vittorio Arrigoni. Non ci sono stati talk show che hanno discusso la tragica vicenda. Nemmeno uno. Nemmeno quelli che affollano le Tv del pomeriggio, parlando dei delitti di cronaca nera, quelli che dedicano ore ed ore alla disquisizione inutile di particolari del delitto del giorno, interpellando all’occorrenza medici legali, criminologi, avvocati e altri “esperti”, che offriranno allo spettatore raccapriccianti dettagli del corpo straziato della povera vittima.
No, per Arrigoni c’è stato il totale silenzio, e la vergognosa assenza delle autorità. Questo perché gli assassini non sono persone comuni, ma qualcuno che dalla sua morte ha avuto vantaggi, e si tratta di vantaggi che riguardano la licenza di rendere il territorio della Striscia di Gaza un inferno a cielo aperto, invitando l’umanità a tacere.
Vittorio è tornato in Italia nella totale assenza delle autorità. Ad accoglierlo all’aeroporto di Fiumicino c’erano soltanto i familiari e molti amici. Qualcuno indossava una maglietta con su scritto “Grazie Vick”. All’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma c’era la bandiera palestinese, con delle rose, c’erano anche striscioni con le foto di Vik e le scritte: “Con Vittorio nel cuore restiamo umani”, “Vick le tue idee non moriranno mai”, c’erano diverse centinaia di persone, pacifisti e rappresentanti di associazioni palestinesi a Roma e molti amici. C’era anche una delegazione del presidente palestinese Mahmud Abbas, che ha voluto accogliere con affetto chi ha dimostrato una grandezza morale non comune. C’è stata una bellissima espressione di rispetto, affetto e riconoscenza da parte di molti, ma non delle autorità italiane, che hanno ignorato l’evento.
Nessun esponente del governo si è sentito in dovere di partecipare, e nemmeno qualche rappresentante del comune di Roma.
Nessuno ha accolto Vittorio. Non è la prima volta che le nostre autorità snobbano i nostri concittadini che si sono comportati da eroi. Basti ricordare il rientro dei tre operatori italiani di Emergency dall’Afghanistan, che avevano avuto accuse infamanti quanto infondate, perché il loro lavoro era “scomodo” per gli occupanti. Si può anche ricordare il rientro della salma del povero fotoreporter Fabio Polenghi, ucciso in Thailandia delle forze governative, che sono armate dai paesi occidentali.
Le nostre autorità omaggiano e accolgono in pompa magna soltanto i soldati che essi stessi mandano a morire, in terre oppresse e saccheggiate.
Arrigoni aveva il torto di non credere alla propaganda che descrive Israele come quello Stato democratico che non è, e di denunciare che non è combattere il “terrorismo” il bombardare quotidianamente su una popolazione inerme. Non voleva bandiere al suo funerale, ma ha avuto un funerale di Stato, con la bandiera di uno Stato che purtroppo in realtà è quasi come se non esistesse. Le autorità del suo paese lo hanno ignorato, come fosse poco importante il messaggio che egli portava e la causa per la quale è morto. Aveva detto: “Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni”.
Ma in Italia non c’era pericolo: il nostro regime, corrotto fino al midollo, la bandiera dello Stato italiano e il funerale di Stato non glieli hanno nemmeno offerti. In Italia, è stato fatto un funerale di Stato a Mike Bongiorno, e l’amministrazione di Milano ha proposto di rinominare una via in onore di Bettino Craxi, ma per Arrigoni non ci sono onorificenze. Non è stato abbastanza amico di Berlusconi e della sua cricca, e nemmeno faceva parte della banda di corrotti e ladri che popolano l’attuale universo politico. Senza questi requisiti il funerale di Stato non c’è. Inutile creare un account di Facebook per chiedere a Napolitano di auspicare per Vittorio il funerale di Stato.
Proprio a Napolitano lo si è chiesto? Ad un personaggio che ogni giorno viene “santificato” dai media, e sapete perché? Perché i nostri media ufficiali sono controllati da personaggi che appoggiano i crimini delle autorità israeliane. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è disonesto verso i cittadini, poiché sempre pronto a difendere il gruppo di potere contro l’interesse di tutti noi. Sta dalla parte degli assassini di Arrigoni, e dunque non avrebbe mai appoggiato l’idea di un funerale di Stato per Vittorio.
Purtroppo non si tratta di un’opinione: sono tanti gli esempi che possono far capire la sottomissione di Napolitano al potere e il suo disprezzo per la democrazia. Napolitano non ha mai parlato dei crimini delle autorità israeliane, né mai ha parlato del gruppo di affaristi-banchieri che ci impone un elevatissimo debito pubblico per ostacolare la nostra crescita. Recita soltanto la sua parte di “buon padre di famiglia” (la famiglia degli italiani) dicendo qua e là qualcosa che tutti possono apprezzare del tipo “Chiedo ai politici moderazione”, oppure “L’immagine delle donne deve essere rispettata”, ma poi non fa mai nulla di concreto per avversare la corruzione e il degrado morale e politico. Perché di questo degrado fa parte anche lui. Napolitano ha parlato spesso a favore degli ebrei, ricordando l’Olocausto, ma non ha mai parlato degli “Olocausti” che stanno accadendo oggi in paesi come l’Iraq, l’Afghanistan o la Palestina.
Chiedere a lui il funerale di Stato per Arrigoni sarebbe come chiedere a Berlusconi di organizzare onorificenze per i magistrati che lo stanno processando. Ci vengono a dire che Vittorio sarebbe stato ucciso da gruppi islamici. E allora perché le nostre autorità sono state latitanti verso la sua tragedia, se non per timore che il “padrone” israelo-americano la prendesse a male e penalizzasse?
Diciamo le cose come stanno, non dobbiamo aspettare qualche anno, per sapere chi ha ucciso Vittorio e perché. Osserviamo il comportamento delle nostre vergognose autorità. Personaggi che tutti noi paghiamo con profumati stipendi, e che ci pugnalano alle spalle quando e come possono, dando spazio soltanto ad interessi che avvantaggiano i loro padroni. Non soltanto hanno ignorato il ritorno della salma del pacifista, ma ci sono state parole che suggerivano disprezzo e incomprensione verso l’azione umanitaria di Arrigoni.
Maurizio Belpietro, uno degli scagnozzi del giornale della famiglia di Berlusconi, ha proposto di lasciare il suo cadavere a Gaza, soltanto perchè la famiglia aveva deciso di riportarlo in patria senza passare per lo Stato di Israele. Forse Belpietro non sa che proprio le autorità di questo Stato avevano arrestato e torturato Arrigoni, e assai probabilmente hanno pagato
qualcuno per ucciderlo.
Ad Arrigoni non sarà mai perdonata la sua azione concreta per la pace, che comprendeva anche l’invio di articoli che realmente documentavano la situazione a Gaza. Con lui, l’azione umanitaria e pacifista a Gaza viene ridimensionata, come spiega il parroco di Gaza Jorge Hernandez: “Conoscevo Vittorio, lo avevo incontrato alcune volte, l'ultima verso Natale dello scorso anno, era venuto a trovarci in parrocchia. Avevamo parlato delle sue lotte per il popolo e lo avevo invitato ad essere sempre prudente. Quando è stato ritrovato il corpo sono andato in ospedale e ho pregato per lui. Non ci sono più cooperanti nella Striscia adesso, o almeno ne sono rimasti veramente pochi. Anche un'organizzazione come Medici senza frontiere ha richiamato il suo personale straniero. Agli stranieri presenti a Gaza è stato concesso di uscire con facilità anche sabato che le frontiere sono chiuse”. (1)
Oltre duemila persone hanno partecipato a Bulciago ai funerali di Vittorio. Ha partecipato una delegazione da Gaza e parecchi giovani da tutta Italia, che ricordavano commossi il motto di Vik: “Restiamo Umani”.
La madre, Egidia Beretta, una donna forte e coraggiosa, nonostante il lancinante dolore, non ha perduto la forza di sorridere alle persone che cercavano di darle una parola di conforto. Nel suo discorso, ha detto: “Vittorio non è né un eroe, né un martire, ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani sono universali, e come tali vanno rispettati e difesi in qualsiasi parte del mondo che l'ingiustizia va raccontata e documentata, perché nessuno di noi, nella nostra comoda vita possa dire 'io non c'ero, io non sapevo'. Vittorio è stato un testimone, un grande attivista per i diritti umani. Da lui dobbiamo apprendere la forza della coerenza agli ideali. Dalla sua scelta radicale e non violenta attingere la forza per azioni concrete, per diventare ovunque, anche noi, attivisti per i diritti umani. Noi non immaginavamo, non sapevamo in quanti voi lo amaste, in tutte le latitudini e le longitudini. Credetemi, in questi giorni di dolore, questo è stato l'inaspettato soccorso ai nostri cuori feriti. Abbraccio voi e tutti i figli della Palestina. Con un abbraccio particolare e riconoscente agli amici gazawi di Vittorio. Là era la sua seconda casa. Continuate a lavorare per la vostra terra restando uniti, con coraggio e speranza. Ricordando che Vittorio aveva una sola arma: la parola e la testimonianza. Stay human, restiamo umani”.
L'Arcivescovo di Gerusalemme Hilarion Capucci ha aggiunto: “Per noi Vittorio è un eroe, un martire, un santo come un Vescovo ha difeso il suo gregge e il suo gregge era il popolo palestinese”. Don Nando Capovilla, coordinatore nazionale Pax Christi Italia, ha dichiarato: “ci inquieta l'assenza totale del nostro governo nazionale, ci inquieta ma non ci sorprende più”.
Arrigoni aveva detto: “Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: 'un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare'. Vittorio Arrigoni, un vincitore”. Noi siamo convinti che Arrigoni sia davvero un vincitore.
L’esempio di Vittorio vivrà per sempre nei nostri cuori e sarà sempre molto importante. Non si tratta di sentimentalismo o di retorica: pensare che alcune persone possano credere intensamente nella pace e nella fratellanza e agire in piena coerenza, anche rischiando, non è cosa da poco. Se tutti fossimo così il mondo non sarebbe certo quello che è. Se molti di noi ricorderanno il suo esempio e lo seguiranno, il mondo sarà di certo migliore. Questo non significa che tutti dobbiamo andare in Palestina: ci sono molti luoghi oppressi. Il nostro stesso paese è colonizzato e oppresso, e si può anche partire da qui. Vittorio è un vincitore: vince chi vivrà per sempre nei cuori e nei valori di milioni e milioni di persone. Vince chi è riuscito a vedere un futuro di pace e di sviluppo oltre la realtà del presente. Vince chi, nonostante la propaganda che rafforza i vecchi paradigmi di guerra, riesce a creare nuovi paradigmi: immagini di un modo privo di conflitti e di ingiustizie, che diventeranno realtà quando i vincitori saranno tanti, e non potranno ucciderli tutti.
Non vince chi usa la forza bruta, ma chi ne ha padronanza. Non vince chi si rassegna ad un mondo di crimini e ingiustizie, ma chi sa vedere nel cuore umano altre realtà. Non vince chi giustifica i crimini del terrorismo occidentale o israeliano, ma chi ha il coraggio di vederli e di condannarli. Non vince chi riduce fatti criminali tremendi in una questione di schieramenti, dichiarandosi “filoisraeliano” per avere una poltrona o un posto fisso nella prima serata TV. Non vince chi si spaccia per difensore dei diritti umani, ma circoscrive i depositari di questi diritti, per non rischiare di andare contro i poteri dominanti. Non vince chi sguazza nel degrado che domina nei parlamenti e nei governi, anche se il suo conto in banca è assai florido. Non vince chi non vive secondo la sua più autentica umanità, non avendo il coraggio di andare oltre il tornaconto personale. Non vince chi legge “La Repubblica” (o altri giornali di regime) e si convince che il problema del mondo è il “terrorismo islamico”, ignorando i terrificanti crimini commessi da chi islamico non è, e non figura come terrorista ma come autorevole presidente. Non vince chi vede le persone impegnate nella difesa dei diritti umani e nella denuncia dei crimini come squilibrate e ossessionate dai “complotti”, ignorando quel profondo senso umanitario che giace nell’animo di tutti gli esseri umani. Non vince chi continua a votare sempre gli stessi personaggi, illudendosi che in futuro faranno meglio di quello che hanno fatto in passato. Non vince chi crede di non poter avversare un sistema iniquo, che non potrebbe esistere se molti credessero di poterlo abbattere. Non vince chi si piange addosso, chi cede all’autocommiserazione e al pessimismo, credendosi impotente, ma poi perde tempo a sfogare rabbia su chi non è responsabile dei suoi problemi. Non vince chi crede che non sia importante sostenere l’editoria realmente indipendente, che ovviamente non potrà mai contare sul sostegno dei canali ufficiali di diffusione.
Ricordiamoci sempre di Vittorio, e decidiamo oggi se vogliamo stare dalla parte di chi vince oppure sostenere la miseria umana dei perdenti.
NOTE:

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Antonella Randazzo


Karol Wojtyla: quello che i media evitano di ricordare

Questo articolo è stato pubblicato in originale sul settimanale Brecha di Montevideo
Il primo maggio, occupando in maniera per niente casuale una data tradizionale del mondo del lavoro e della sinistra laica, Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, sarà beatificato appena sei anni dopo la morte. Per la chiesa cattolica è uno scalino necessario verso la santità.
Anche se circa due milioni di fedeli starebbero viaggiando verso Roma in queste ore, l’opera di Wojtyla mantiene aspetti polemici, rigorosamente dimenticati in questi giorni per le sue omissioni nelle denunce dei casi di pedofilia, per la sua alleanza con le dittature latinoamericane e con prelature discusse come l’Opus Dei e i Legionari di Cristo o per la sua guerra senza quartiere contro la modernità, la chiesa di base e lo spirito del Concilio Vaticano II.
di Gennaro Carotenuto

Entrate nella cattedrale di San Salvador, in realtà poco più di una parrocchia di periferia rispetto allo splendore dell’Antigua Guatemala, la sede della Capitania dell’impero, e guardate alla destra della navata centrale. Non confondetevi! Quel sacerdote sorridente rappresentato in quella gigantesca pittura non è monsignor Oscar Arnulfo Romero, il vescovo assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte del governo di ultradestra. Quel prete, lo sguardo mansueto del quale è impossibile evitare di incrociare, è San José María Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, l’organizzazione che riunisce cattolici eccellenti e della quale Karol Wojtyla fu sdoganatore e sicuro alleato politico. Tanto alleato da santificare il polemico sacerdote basco senza considerare la vicinanza di questo alla dittatura franchista spagnola, l’antisemitismo, lo scandaloso acquisto di un titolo nobiliare, le denunce sulla manipolazione dello stesso processo di santità. Quello che importava era offrire un santo alla classe dirigente cattolica, fieramente anticomunista, che interpretasse un cattolicesimo nel quale denaro e potere fossero celebrati come un cammino verso la salvezza.
Per trovare segni che ricordino monsignor Romero, il viaggiatore che visiti El Salvador –tra questi Barack Obama arrivato fin lì lo scorso marzo- deve cercare una cappellina, spesso chiusa, collocata all’esterno di una cattedrale rigorosamente controllata dall’Opus. Anche se i fedeli umili e il piccolo mercatino all’esterno è tutto per Romero, la gloria di dio –del dio ufficiale- appare tutta riservata a Escrivá.
Escrivá, santo; Wojtyla (per ora) beato; e Romero… niente. Pochi mesi prima del suo martirio, il 7 maggio del 1979, il vescovo centroamericano aveva presentato a Giovanni Paolo II un dossier sulle violazioni dei diritti umani nel suo paese. Tra i documenti vi erano le foto del corpo di un giovane sacerdote torturato e assassinato dai militari. Dall’udienza Romero era uscito dicendosi “costernato” per il gelo col quale la sua denuncia era stata accolta dal papa: “deve avere relazioni migliori col suo governo” furono le categoriche parole del pontefice.
Con quelle parole il cammino verso la santità aveva smesso di essere un mistero per rispondere a una logica politica terrena che in America latina per Karol Wojtyla significò l’alleanza con molti Augusto Pinochet e con i carnefici del Piano Condor. Così si spiega perché, dopo 31 anni, il processo di beatificazione di Romero si sia perduto negli archivi della Congregazione per le cause dei santi, mentre la causa del fondatore dell’Opus seguiva un cammino accelerato. Molteplici testimoni, tra i quali Ernesto Cardenal, sacerdote e ministro della Cultura nel Nicaragua sandinista, raccontano che lo stesso Wojtyla spiegò pubblicamente che la beatificazione di un martire come Romero non era opportuna perché “sarebbe stata strumentalizzata dalla sinistra”.
Allo stesso cammino percorso da Escrivá era destinato un altro alleato di Wojtyla e tra gli uomini simbolo della chiesa anticonciliare, Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo, una sorta di Opus alla destra dell’Opus, oggi molto vicina al governo di Felipe Calderón in Messico. Anche se è dimostrato che dal 1976 il futuro papa fosse informato di severe critiche a Maciel, anche questo era destinato a una santità fast track, nonostante le sue due concubine, i vari figli che personalmente stuprò per anni, le accuse di furto, malversazioni, appropriazioni indebite e altri delitti. Solo dopo la morte di Wojtyla Maciel smise di essere un santo vivente e solo dopo la scomparsa di questo, avvenuta nel 2008, la chiesa cattolica si vide obbligata a smettere di coprire le colpe di questo. Con Maciel si era ripetuta per decenni la pratica wojtylista del silenzio assoluto: il papa era con certezza informato e aveva svolto un ruolo attivo nell’occultare i crimini di Maciel, che andavano ben oltre gli abusi sessuali come quelli di centinaia di preti pedofili, cominciando dal cardinale austriaco Hans Hermann Groër e lo statunitense Bernard Law.
Così domani sarà beatificato il Wojtyla alleato dei Maciel e degli Escrivá, nemico di Romero, lasciato solo nel suo martirio, e implacabile cacciatore di streghe nella chiesa cattolica latinoamericana uscita dal Congresso Eucaristico di Medellin del 1968 con quell’intollerabile “opzione preferenziale per i poveri”. Fu contro la Teologia della Liberazione che Giovanni Paolo II compì il primo dei suoi innumerevoli viaggi all’estero. Nel gennaio del 1979 andò a Puebla, Messico, per la terza conferenza episcopale latinoamericana, alla quale impresse una svolta duramente conservatrice. Da allora centinaia e centinaia di religiosi progressisti furono rimossi e ridotti al silenzio da Giovanni Paolo II. Il primo fu uno dei massimi teologi conciliari, Bernard Häring. Tra le figure di maggior spicco vi fu Pedro Arrupe, preposito generale gesuita, il vescovo dei migranti e delle prostitute, il francese Jacques Gaillot, che umiliò assegnandolo all’inesistente diocesi di Partenia, al vescovo di San Cristóbal de las Casas, Samuel Ruiz, sensibile al mondo indigeno e zapatista.
È così che tra gloria e fumi d’incenso si arriva ad una beatificazione ritardata il minimo indispensabile per mantenere la decenza di un processo che lo slogan “santo subito” pretendeva di saltare. A Roma un merchandising più o meno kitsch sul “beato Wojtyla” invade Via della Conciliazione. Lo stesso succede a Wadowice, nel sud della Polonia dove il papa nacque 91 anni fa e secondo punto più importante delle celebrazioni. Oltre mezzo milione di pellegrini visitano ogni anno conventi e hotel, chiese e ristoranti e il museo dedicato a Giovanni Paolo II che proprio domani inaugurerà altri mille metri di spazi espositivi.
Anche in questo contesto l’immagine di Wojtyla, con un messaggio generico di pace e amore che non fa onore alla complessità e alla statura indiscutibile del personaggio, nasconde la realtà di una chiesa cattolica polacca appiattita ogni giorno di più sul partito di ultradestra, razzista, antisemita, ultranazionalista del defunto Lech Kaczynsky e del suo gemello Jaroslav. L’appiattimento sulla destra reazionaria più volgare, il Pis (Legge e Giustizia) dei gemelli Kaczynsky, come i messaggi antisemiti lanciati ogni giorno da Radio Maria sono la testimonianza della miserabile fine dell’incontro tra il cattolicesimo e il Secolo impostato su ben altri canoni dal Wojtyla di Solidarnosc.
Non è un caso che la situazione polacca sia simile a quella dell’altro paese dove il wojtylismo incise più profondamente: l’Italia. Le gerarchie cattoliche non si sono mai distanziate dal governo di Silvio Berlusconi nonostante i continui scandali sessuali e di corruzione, l’alleanza con la Lega Nord e l’assoluta mancanza di carità verso i migranti. Il primo ministro continua a comprare il loro silenzio concedendo enormi vantaggi economici in termini di finanziamenti alla scuola privata o esenzioni fiscali e impedendo qualunque dibattito su temi etici come la fecondazione assistita, i matrimoni omosessuali, le cure palliative. Ciò anche se vari scienziati, tra i quali l’anestesista Lina Pavanelli, abbiano studiato come lo stesso Wojtyla abbia deliberatamente interrotto le sue cure, accelerando la morte, cosa che la chiesa considera peccato mortale per i comuni fedeli. È il Wojtyla conservatore, sempre irriducibilmente contro qualunque tipo di contraccezione e contro l’uso del preservativo nella lotta all’AIDS. È il Wojtyla che preferiranno non

martedì 26 aprile 2011

Pietro Ingrao, Rossana Rossanda ed altri “progressisti” si schierano a favore del bombardamento italiano alla Libia. ( http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=152234 ) L’Italia ha nicchiato  finora, ma poi il governo ha ceduto.

Questa vergogna va ben oltre l’istituzione della “no fly zone”: è un vero e proprio interventismo, decisamente contrario alla costituzione italiana. Possiamo stracciarla, anche se il 25 aprile tanti “sinistri” hanno urlato il loro giubilo e cantato “bella ciao” nell’illusione di rendere di se stessi un’immagine migliore di quella che offre Berlusconi con le sue donnine allegre del “bunga bunga”. Che Berlusconi, uomo di destra, con tutto l’entourage dei leccaculo di regime (cfr. La Russa) sia favorevole ad appoggiare l’intervento americano era prevedibile: si chiama “guerra dei padroni”. Si chiama “imperialismo” ( http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2011/04/tripoli-bel-suol-damore.html ) . E’ la filigrana della storia del ’900, ovvero come le classi dominanti abbiano impresso il loro sigillo sull’evoluzione guerrafondaia, sfruttatrice e assassina del “sistema occidentale”. Niente di che.

Lo scandalo è la sinistra ( http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=38098 ) . Tutti quegli uomini e quelle donne che berciano e urlano contro l’oltraggio costituzionale perpetrato da questo assurdo premier e che però non solo non parlano mai contro queste contraddizioni, ma che ci si buttano dentro a pesce. Che partecipano platonicamente di questo rendere la legalità anche internazionale “carta da culo”, rifugiandosi in insipidi pretesti che aleggiano intorno a “la barbarie di Gheddafi” e giustificano con un “umanitarismo” sconcio e falsificante questo attacco vergognoso a persone che, in Libia, non vorrebbero fare la fine degli iracheni (o dei kossovari, o degli afghani) ma che purtroppo la faranno.

La sinistra in Italia è morta. Costanzo Preve in questo video (dell’11 Aprile - http://www.youtube.com/watch?v=i4ZrzogMbdM&feature=player_embedded ) dice che “è caduta in trappola” ma personalmente ritengo che ci sia una gran dose di ipocrisia condita da malafede, in un “piatto” che starà sullo stomaco di parecchi. Di noi cittadini comuni, alle prese coi “tagli alla spesa pubblica” che portano risorse all’economia di guerra, di sicuro.

Fonte: http://www.cloroalclero.com/
Link: http://www.cloroalclero.com/?p=6388>

lunedì 25 aprile 2011

Vittorio Arrigoni
R a í c e s



 
Quando morto sarò una sera, nessuno mi piangerà; non rimarrò sottoterra, son vento di libertà
Soy Vittorio, mi historia aquí es una labor informativa y de apoyo a la guerrilla palestina.
Vottrio, e n nuestro corazón, museo andante que camina con todos los revolucionarios del mundo hacia la victoria final, donde no se permitirá al tirano ni por arriba ni desde abajo. Cuenta Alberto Arce, que no necesitaba hablar árabe ni prácticamente inglés, (¡que bueno, por fin!, por Vittorio!) Su idioma era el italiano y así se entendía, sonriendo, chapurreando y a gestos, con todo el mundo (¡bravo, único, me siento Arrigoni!) tenía la voluntad de los persistentes. La honestidad de quien estaba dispuesto a llegar hasta el final. Con principios y convicciones... Vittorio Arrigoni terminaba así, de esa peculiar manera con palabras de estilo propio; que en cada una de las notas desde Gaza, desde ese corazón dolorido contó al mundo los horrores del pueblo palestino. Vittorio, al cual hemos podido conocer en los últimos momentos de su vida: ultrajado, torturado, humillado, vendado, despersonalizado, secuestrado, abandonado en una casa vacía y sin nadie que pudiera socorrerle; lo llamaban cariñosamente "Vik Utopía"... era el primero en salir del vehículo y ponerse a levantar cascotes, sacar fotos, ayudar a los heridos, animar a los familiares, llamar por teléfono a Italia para contar lo que sucedía. Vittorio fue detenido por la armada. Le dispararon con una pistola eléctrica. Cayó al mar... Tras varios días en una cárcel israelí fue deportado a Italia, ¡dos semanas después regresaba a Gaza!, el nunca tiraba la toalla.
¡Viento, somos viento camarada, compañero Arrigoni! Viento que se pega a ti y lame tu sufrimiento, las torturas que sobre tu cuerpo joven y fresco derramó el verdugo como muestra del ¡no permitiremos en el mundo, nadie que nos desafíe, ningún alarde de revolución; exterminando de raíz cualquier mínimo conato de ella, es nuestra ley la que impera!
Egidia Beretta , madre de Arrigoni, ha rechazado que el cuerpo de su hijo sea repatriado a través de Israel a pesar de las presiones que están ejerciendo “personalidades del mundo sionista”. Madre Coraje ( Egidia Beretta) firme, argumenta: "Israel no le quería cuando estaba vivo y no lo tendrá ahora que está muerto"... Personalidad y carácter es el temple de un revolucionario curtido en la lucha por la conciencia, la que defiende del miedo para poder existir, despreciarlos; te hace fuerte ante ellos para que el pánico les devore, aunque en esa fase hacia la victoria haya que morir en el intento.
Pienso en Vittorio, en tantos dirigentes guerrilleros que día a día revientan en Colombia!. Piensa, para que el miedo no habite en tu cuerpo, sólo haría más agresivo a los estados amos del crimen. Sin personalidad ni carácter, uno puede llegar a ser “carne de cañón”, eso no es aconsejable.
Como el Che, nuestro compa, nunca agachaba la cabeza; cuando la explosión sonaba cerca gritaba, gritaaaaaa!!! y cágate en los asesinos de Palestina, del mundo, grita fuerte como nuestro camarada y si no te alcanza la voz, sopla fuerte para que logremos otro mundo donde lo más humano, lo más digno gobierne con el ejemplo!!!. Insultaba a los que nos disparaban, se enfadaba, miraba a su alrededor y terminaba por animarnos a todos.
La alegría de un revolucionario es su fe su optimismo de esperanza, grita como nuestro gazaui, como nuestro Che gritó y de Argentino, además, se hizo cubano...
-¿Hace falta morir para convertirse en héroe, para alcanzar la primera plana de los diarios, para que las televisiones se aposten delante de tu casa?
¿Hace falta morir para seguir siendo humanos? [...] Al pasar el puente de Allenbay la policía israelí lo detuvo para impedirle entrar en Israel, lo metió en un autobús y entre siete le pegaron con “arte", sin dejar señales externas, como buenos profesionales que son, tirándolo al suelo y dejándole en la cara, como última ofensa, el cabello que le habían arrancado pisándole con sus poderosas botas militares [...] Este hijo perdido, más vivo ahora que nunca, que como semilla en tierra se pudre y muere, dará frutos frondosos. Lo veo y lo siento en las palabras de sus amigos, sobre todo en las de los más jóvenes, algunos cercanos, otros lejísimos que a través de Vittorio han conocido y entendido, aún más ahora, que se le puede dar un sentido a la "Utopía", que la sed de justicia y paz, la hermandad y solidaridad tienen todavía ciudadanía, y que, como decía Vittorio, "Palestina puede estar también en el umbral de casa". Estábamos lejos de Vittorio, pero más cerca que nunca. Como ahora, con esa presencia viva que se agiganta de hora en hora cual viento que desde Gaza, desde su amado mar Mediterráneo, soplando impetuoso nos entrega sus esperanzas y su amor por los que no tienen voz, por los débiles, los oprimidos, pasándonos el testigo:'restiamo umani ', sigamos siendo humanos...
Las palabras de tu madre, son huellas Arrigoni; raíces, caminos por donde posar la mirada al frente, recular dos pasos y avanzar, siempre avanzar conservando los ojos para la fe de lo que es de uno, cobijo; abrazo a siglos de historia por el mar que se avecina. El Mediterráneo acredita tu fe hermano, aunque en ocasiones nos enfrente a la deriva, pero ahí está, siempre está como espejo guía donde tu frente descansa meciendo sus aguas tu amor. Reposan la aves migratorias sobre un alto en el mar, te adivinan. Humedad fértil de la arena, sobre ella posas como combatiente del odio y el crimen sionista. Agarro tu pipa y camino sobre el reino mágico de tu historia de caracolas, proyectando al mundo el grado del extremo cruel del déspota, que pondera sin escrúpulos su adicción al crimen y la avaricia ganando considerables arcas y patrimonio en la ocupación.
Nuestro viento de amor ardiente fresco para ti, luchará para que sigas retozando feliz, lucero en la noche del planeta mágico de los partisanos. Debutarás entre nosotros en cada una de nuestras luchas y victorias, presente, aclamado en cada una de las escenas de nuestra historia revolucionaria por la vida; desde ese punto del camino que nunca abandonaste, seguiremos en tu honor por todos. Cogeremos tus crónicas, tu conciencia y tu pipa y seguiremos rondando tu lucha en la trampa de este mundo, al que seguirás perteneciendo en el filo de nuestra mirada como gente.
Abrí los ojos y te vi, compañero, entre arcos triunfales de ramas de olivo y puños sedientos de batallas, puertas que se abrían clamando justicia; estabas ahí, resplandor tu belleza cantarina:
“Stamattina mi sono alzato o bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao stamattina mi sono alzato e ci ho trovato l'invasor
Tu empeño contra el huracán de los poderosos...
Te vemos sobre aguas del mediterráneo entre sueños de victorias; tu reclamo nos acerca a las puertas de tu casa, donde una madre bella como la danza libre de tu oleaje , espera a todos los tuyos/suyos con los brazos abiertos a la utopía, impone en su voz tu espíritu partisano de guerrillero internacionalista, te abraza ante nosotros en sus manos tu juventud; da vida eterna tu espíritu y libera tu cuerpo de las garras del que te odió a muerte. Grita junto a ti ¡¡soy la utopíííaaa!!, y los fueguitos del mundo enardecen en llamarada al calor de tu frente limpia y clara.
Hoy tus brazos son alas, que expanden pétalos rojos embriagando, emocionando a los revolucionarios y gente honesta que te aclama y propaga. Penetras en la sensibilidad de los sentidos y, las manos no te caben en la tierra; estás entre nosotros, haciendo oír tu voz en crónicas de urgencia, de las que piensan que estar es sinónimo de "siempre". Mientras te escuchamos, la voz segura de tu madre/camarada/compañera, de este lado de la vida, te ensalza en alabanzas tiernas, hermosas; grita orgullosa e inquieta de tu espíritu y voluntad: ¡Tienen miedo! -¿Miedo?- Sí, miedo, de la gente que lucha...
Sigues a nuestro lado, viento golpeando la injusticia que ciñe a los desalmados que rigen la política monetaria de las guerras. A tu trinar lo bautizó la lluvia de Abril Vittorio, por ti y por las Brigadas Internacionales de esa República que tanto te inquietó y llegaste a amar tanto como nosotros; te enviamos unas imágenes para tu nostalgia, un presente para ti. Se me eriza la piel de pensar en vos, te quiero, millones de gente te aclaman, cantan tu preciosa canción, clave, de danza revolucionaria.
Hoy madrugó pronto el día burlando a la muerte que la ley criminal de los verdugos decidieron; salgo a buscarte Vittorio, siento un deseo grande de platicar con contigo. Para ti en tu harbor de eternidades nuestras sábanas cosidas de amor y de estruendo bordadas en poemas hernandianos, de Lorca, Machado, Neruda, Gerardo Diego, Vicente Alexandre, Antolaguirre... que alimentarán ese empeño tuyo contra el fascismo. Luchaste, y pervives entre nosotros; sabremos mantener tu antorcha encendida en tu eterna primavera, porque como decía Miguel (luchador y poeta de los pueblos) donde unas cuencas vacías amanezcan ella pondrá dos piedras de futura mirada y hará que nuevos brazos y nuevas piernas crezcan en la carne talada, para la libertad... Revoluciónnn!!!, sigue gritando una parte de la humanidad enjaulada en el mundo infecto capitalista... Unidos a un gran ramo de flores frescas, caminamos hacia ti compañero, para como Miguel Hernández (como tu Vittorio, el Che y tantos otros...) seguir dignificando los frentes de lucha, de resistencia.
Seguiremos haciendo, como tu ejemplo, contra información funcionaria del sistema; para que brote de nuestras filas lo que ellos ocultan con su propaganda: Lo bonito, lo humano, lo que lleva en sus entrañas de alegre y creativo, todo lo positivo que emana en un antifascista revolucionario; nuestra comunicación, amor, dignidad, convivencia, respeto...
Yo te vi, cuando abrí los ojos por la mañana en los cauces caudalosos, en los cantos de batalla y en el corazón del águila voladora.
En los montes partisanos, el trinar de las aves te aclama recibiendo el alba; un revolucionario es internacionalista por naturaleza, de ahí radica su amor, su conciencia, su amistad. Su militancia voluntaria aflora y se distribuye por el mundo abrazando a sus hermanos, los oprimidos, compartiendo sus ideales con los pueblos que crean su historia que luchan por ella, hacen su resonancia en la tierra, eco del sentir de su gente alzando como Vittorio la voz, su propia cultura, su corazón con ellos desde cualquier lugar remoto del mundo, ¡hay de “los solidarios” que reciben sueldo del patrón, opresor!
Vittorio lideró una vez más al grupo de voluntarios extranjeros que se ofrecían con sus chalecos fluorescentes y sus cámaras como escudos humanos para que las familias pudieran acceder a recoger sus cosechas. Le disparaban y él lo grababa y lo contaba. Sin miedo. Con convicción. Ese era su trabajo”
A Vittorio no le gustaba la palabra “cooperante”, su trabajo no era humanitario. Era político... y cubrieron tus restos con la bandera palestina; tu verdad, fotografías, escritos, sonrisa victoriosa que encarna humanidad, todos tus testimonios quedan con nosotros. Miles de palestinos, así lo han reconocido, participando en el acto en recuerdo de su compañero: Vittorio Arrigoni , asesinado a los 36 años peleando en viva voz por la causa antisionista y antimperialista en Palestina.
Se han divulgado las fotografías de cuatro hombres, como presuntos responsables del secuestro y asesinato de nuestro compañero: "Contamos con mucha información. Creo que no estamos lejos de atrapar a los asesinos en plazo corto” -¿Y, a quién dio la orden también?
“ O bella ciao, ciao”, transmitiendo, voz oficial del movimiento Partisano de Amistad entre los Pueblos; emitiendo en señal guerrillera, desde el Corazón Antisionista del Mundo, Palestina, combatiendo contra una ocupación llamada “Estado” (por los sicarios del mundo) dentro del Estado Palestino. ¡Contra el sionismo, la opresión del pueblo palestino y el imperialismo!
“ 150 mujeres fueron llevadas por la fuerza desde el pueblo hasta la base militar cercana para su interrogatorio y las pruebas de ADN [...] Durante la noche los soldados israelíes dan rienda suelta a su naturaleza de vándalos, lanzamiento de granadas, derribando puertas, rompiendo ventanas y destruyendo casas y las reservas de alimentos […] “Hala”, 6 años, pateada por los soldados mientras lloraba tratando de impedir la detención de su madre y hermana” [...]
Vittorio, viento del pueblo, nuestro partisano inolvidable locutor de Radio “O bella ciao, ciao” (Palestina): 14 de Abril, por siempre, nuestra memoria:
"Mañana cuando yo muera, no me vengáis a llorar; no estaré bajo mi tierra, soy viento de libertad" [Ernesto Gevara "Che"]
NOTA
*' Operación Plomo Fundido', las crónicas de Vittorio,   un libro traducido en varios idiomas. Su prólogo, "Gernika en Gaza”... Desde Israel llega una amenaza terrible: este es sólo el primer día de una campaña de bombardeos que podría prolongarse durante dos semanas. Construirán un desierto y lo llamarán paz. El silencio del mundo es hoy mucho más ensordecedor que las explosiones que cubren la ciudad como un sudario de terror y muerte... ¡Sigamos siendo humanos! [...]
* Arrigoni, habla en Palestina de los combatientes partisanos de Italia:
"Si mis abuelos lucharon el siglo pasado contra el fascismo, nosotros luchamos ahora contra la ocupación ¡mukawarma!
*“Contra el muro de la vergüenza”
Vittorio seguirá cantando, ante nuestra imagen por él nostálgica, será lo primero que nos llegue de su recuerdo e invitará acompañarle y, juntos durante muchos días de nuestra vida de nuestra historia cantaremos los nacidos y, los por nacer con él su canto partisano, sentiremos su orgullo en nosotros por la belleza de todo lo que representó y sigue representando lo que le hacía feliz y crecer ante el mundo; por Vittorio y su familia, hermosa madre, nuestro "O bella ciao, ciao...". Nuestro irrintxi, ese grito hermano, el viento lo lleva hacia ti de Norte a Sur y de Este a Oeste. Venceremos!
PD.
El titular, en árabe, es la cita de Ernesto Guevara
Maité Campillo (actriz)


(Foto: GPM, Cagliari, 2009)
عند موتي لن يبكي علي أحد، ولن تغطيني أرض لأني ريح من الحرية
I funerali di Vittorio Arrigoni

(Foto: GPM-Cagliari, 2009)
Scrivo questo articolo sui funerali di Vittorio Arrigoni. Sono le ore 20 e su internet ho letto tutte le notizie che arrivano da Bulgiaco dove oggi pomeriggio si sono svolti .

Sono centinaia i siti ed i giornali che se ne occupano ma, come se si fossero messi tutti d'accordo, non si superano le trenta righe. Una particolare notizia è stata data soltanto da uno o due dei siti e riguarda la concelebrazione della messa da parte di Monsignor Capucci, arcivescovo di Cesarea della chiesa ortodossa, persona che ha impegnato la sua vita nella lotta per la liberazione del popolo palestinese. Un prelato di 90 anni che si è sottoposto agli strapazzi di un lungo e difficoltoso viaggio per salutare Vittorio e dirgli che è morto da santo, da eroe, da martire.

La parola d'ordina velinata che ha mosso il gregge dei giornalisti che hanno steso i pezzi evidentemente è stata quella di non aggredire di fare un racconto breve di quello che è accaduto di dire quante persone c'erano (alcuni scrivono due mila, altri alcune centinaia)
di essere se non proprio riguardosi soft politicamente corretti..


Anche questo taglio dato dalla disinformazione massmediatica ha dato il suo contributo al silenziamento della vita, della storia, delle opere di Vittorio del perchè è morto e di chi lo ha ucciso. Non crederò mai che si tratta di una scelta di un gruppo di arrabbiati. Cui prodest la morte? Prodest ad Israele che a giorni dovrà affrontare un nuovo tentativo dei pacifisti europei di raggiungere Gaza e che ha interesse a distruggere ogni possibile testimonianza che non sia embedded come certi servizi di rai3.

Non ho letto commenti dei nostri famosi opinionisti. Mi pare che il veleno della destra è già stato schizzato dai giornali del Cavaliere e dello ineffabile Angelucci miliardario che deve le sue fortune alla sanità pubblica spolpata dal di dentro come da un terribile verme tenia. Vedremo se nei prossimi giorni torneranno a parlarne ma ne dubito. La parola d'ordine è un'altra.

Ho letto che l'unica corona di fiori è stata inviata dal Manifesto. Non è stata data notizia di altri omaggi floreali provenienti dallo establiscemen politico e sindacale italiano. Avevo chiesto alla signora Camusso di partecipare ai funerali ma i giornali non ne danno conto. Non danno conto neppure della presenza dei leaders della sinistra comunista. Bah!

Insomma il funerale ha dato una rappresentazione veritiera dello stato dell'arte in Italia. Una militanza generosa ed appassionata, colta ed impegnata che si estende dai cristiani ai comunisti agli anarchici. Una galassia che il potere e non solo il potere ma anche l'opposizione tendono a circoscrivere, isolare e magari criminalizzare.

L'assenza delle istituzioni e del Presidente della repubblica fanno compiere un passo avanti verso la postdemocrazia e l'appiattimento totale alle posizioni degli USA e di Israele. Forse è stato scelto di essere assenti magari per essere più presenti altrove ad esempio nei bombardamenti in Libia dove abbiamo vigliaccamente inviato gente dello Stato e forse delle milizie private dei contractors ai quali apparteneva, ricordate?, Fabrizio Quattrocchi.

Ieri a tarda notte ho visto un documentario trasmesso da rainew24. Una intervista a Vittorio che colpisce per la pacatezza, per il tono sottovoce con cui parla delle tragedie palestinesi, un tono che non diminuisce ma dà maggiore forza alla sua militanza.

E' chiaro che oggi a Bulgiaco si è approfondita una frattura tra l'Italia resistenziale ed umanitaria e le istituzioni. Ma forse si è preso atto di un'altra frattura tra il movimento in qualche modo espresso da Vittorio e la sinistra esistente che si contorce in gravissime contraddizioni e, per non pagare dazio, si è inventata una differenza tra lotta di classe e geopolitica (sic!). Ma forse Vittorio non è espressione di una minoranza disperata ma di una Italia che comincia da Gobetti e dai fratelli Rosselli che è viva e pulsa nelle arterie della cultura e della storia italiana.

Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
http://www.spazioamico.it/

sabato 23 aprile 2011


Vittorio Arrigoni y Juliano Mer Khamis
Guantanamera



El crimen perfecto si existe y es el colonialismo israelí, ese colonialismo ha impecablemente mediante los calabozos mediáticos, esas guillotinas de nuestra modernidad, instaurar una SUPRA IMAGEN…Israel es amor…hay una fascinante carga de plagiada épica monoteísta, pasando por el sometimiento a cierto sacerdocio académico intelectual, hasta llegar al trémolo y sobrio Holocausto ario, hoy convertido en toda una espantosa necrofilia sionista.
El Colonialismo israelí vive de la Supra Imagen y ha logrado convertir su crimen en un hecho hermoso. La víctima pasa a ser culpable. Se hablará de la grandeza de Israel más no de la bajeza de esa grandeza. El sionismo cercena la libertad de expresión en el mundo, logra someter, no sólo a los palestinos sino también a los occidentales…(pero eso es otro tema).
Ya bien sabemos de las inimaginables operaciones del Mossad, pero en lo personal fue muy aleccionador escucharlo de un israelí aquella noche en Montreal al salir del concierto de ese Árabe nazareno, Samir Joubran, y gratamente encontrarnos con el escritor Israel Shamir, nos fuimos varios a tomar unas cervezas e Israel Shamir nos narraba la demoniaca creatividad asesina del Mossad, su capacidad de confundir, de fantásticamente engañar, de generar dudas, temor, de revertir tu fuerza contra ti mismo, la penetración divisionista, como impedir los acercamientos para consolidar fuerzas. etc.
El Mossad coloca bombas en las sinagogas iraquíes para provocar emigración judía al colonial Israel.
Israel Shamir nos explicaba como el Mossad colocaba bombas en las sinagogas iraquíes para provocar miedo, terror en el seno de la minoría árabe judía -semita iraquí y a su vez hacer que estos emigren al estado colonial de Israel (colonial lo digo yo), y a su vez contribuir a resolver la amenaza más grande que encara el colonialismo sionista: la demografía. Y a su vez condenar con “pruebas” al mundo árabe de antisemita e intolerante…. Y a su vez renovar su licencia de víctimas. Impecable.
Ni hablar del los secuestros a bebes en el mundo operados por el Mossad, para ser entregados a familias israelíes y en la que les inyectaban a esos niños que sus abuelos fueron asesinados en el Holocausto Nazi y que sus padres al inmigrar a Israel fueron asesinados por esos terroristas árabes…Impecable.
El profesor judío estadounidense Norman Finkelstein, en Caracas, en el marco del evento: Palestina 11 Mi Años de Historia, nos explicaba como el Mossad logró a través de sus fundaciones internacionales recuperar el dinero, joyas de los bancos europeos confiscados injustamente por los Nazi, pero que una buena parte de esas cuentas no eran de judíos y el Mossad las presentó como cuentas de judíos para cobrarlas. Impecable.
Vittorio Arrigoni. El poder del pacifismo internacionalista antifascista hace historia
El sionismo es el movimiento fascista más criminal de nuestra actualidad, es contrario al humanismo. No es defendible y por lo tanto deben recurrir a la mentira, al miedo, al engaño, a la confusión, a la distracción y al chantaje del antisemitismo para sostenerlo.
Evidentemente que el poder de penetración político-económico-militar-científico-estético del sionismo internacional les permite someter al mundo. Pero a pesar de ese colosal poder, son también débiles (ocultar su naturaleza fascista), y es por eso que se valen de una supra imagen.
Ahora bien, esa supra imagen, que es vital para mentir y ocultar su gran horror, hoy la están desmontando las hormiguitas que pululan en el movimiento pacifista internacional antifascista entre otros, y el sionismo debe destruirlos y esta vez no será solo con el chantaje del antisemitismo, sino con su impecable maldad: ser asesinado por los mismos que defiendes. Esto tiene un efecto que fractura la psique, atormenta la corteza cerebral y emocional de cualquier persona. Esto busca crear la duda, confusión, miedo, decepción, amargura, desgaste en el seno del movimiento pacifista internacional antifascista. Yo defiendo los palestinos y me asesinan los mismos palestinos. Impecable.
Frente al relativo fin de los gobiernos tragados, secuestrados o sometidos al poder neoliberal o la plutocracia global, donde el sionismo es eje. La traición de las dictaduras árabes y parte de la AN Palestina, queda la acción de los pueblos y el altermundismo está arrojando resultados positivos. El poder radica en los seres ya que lo único que tiene poder es la vida y el ser es vida. El Movimiento de Solidaridad Internacional (ISM), La Campaña de Boicot, Desinversión y Sanciones (BDS), el trabajo de Freedom Flotilla, los judíos antisionista etc. Están desmontando la supra imagen del colonialismo israelí. Están mostrándole al mundo la verdadera cara del horror fascista sionista.
Asesinar a un Juliano Mer Khamis, el hijo de una judía y un palestino, hombre que se identificaba como 100% judío y 100% palestino, antisionista y combatiente mediante el teatro, el cine, además, en el seno del Campos de Refugiados, nada de elite, sino cultivar la resistencia desde las bases era un hecho revolucionario. Fue asesinado por la supra imagen.
Es matemático que asesinar al símbolo, Vittorio Arrigoni y Juliano Mer Khamis a quién solo beneficia es al sionismo y a quién perjudica es a la causa palestina.
Mientras existan palestinos en Palestina, la paz no es negocio para el colonialismo israelí. La ecuación de paz para el colonialismo es que los palestinos estén fuera de Palestina. Fin de Palestina.
Ya el Colonialismo israelí debido a su arrogancia supremacista se anotó un auto-gold al asesinar 9 pacifistas de la Fredoom Flotilla. Esto desmantelo al sionismo y dignificó la labor humana de los pacifistas a nivel mundial.
Al-Qaida no es una amenaza para el colonialismo israelí, todo lo contrario lo beneficia y a quien si letalmente perjudica es a la causa Palestina.
Los pacifistas internacionales antifascistas si son una amenaza para el colonialismo israelí. Y el sionismo viene por ellos y ellas. Esta vez sin auto-gold. Tal vez enarbole el simbolismo de los pacifistas internacionales antifascistas que defienden la causa palestina y dar con la estocada: Los fundamentalistas religiosos palestinos asesinan a los pacifistas…impecable.
Reflexiones
Criticas a los palestinos
Creo que es inevitable este doloroso hecho. Pero también creo que los palestinos pueden evitarlo. Existe cierto idiotismo religioso letal en el seno de la sociedad palestina, existe una decadente manipulación religiosa, todo un opium…y es algo nuevo, no es propio de la cultura palestina. Revisemos a la sociedad palestina de la década de los 20 hasta los 70. Ese opium religioso reaccionario que beneficia al sionismo, ha debilitado la condición de la mujer palestina, es decir la mitad de la población y por lo tanto la mitad de su recurso humano. He estado 11 veces en Gaza y se hablaba de algo nuevo y eran los asesinatos a mujeres, bajo pretextos de religiosos, Crímenes de Honor.
Los palestinos y palestinas deben plantearse una revolución interna como lucha contra el colonialismo israelí. La sociedad palestina fue orgánicamente muy abierta, democrática, secularista y antropológicamente laica. La OLP fue y es estructuralmente secular y laica, hecho que siempre irritó a la intocable prostituta dictadura islámica estadounidense de Arabia Saudita.
Si creo que detrás de estos dolorosos asesinatos que hoy enlutan al pueblo palestino y al movimiento pacifista internacional estén los traidores del régimen dictatorial islamista de Arabia Saudita con el sionismo, como siempre a través de los Estados Unidos, mediante un lavado de cerebro de opium religioso a algunos palestinos.
La multitud árabe se está levantando contra sus dictaduras y los palestinos no debemos callar nuestras aspectos negativos, todo lo contrario debemos afrontarlo.

Guantanamera. Tributo a Juliano Mer Khamis y a Vittorio Arrigoni
Habibi, Juliano y Vittorio, ustedes son la llama del abrazo de las civilizaciones, y las civilizaciones buscan lo mismo: la humanidad
Y entre esta rabia les pido perdón… la lucha es dura y cruel. No nos detendremos y mucho menos ahora que el mundo árabe se levanta.
Fin de régimen sionista y del régimen saudí.
Solo soy una hija de la Palestina errante, hija de campesinos sobrevivientes de Al-Nakba y fue en estas tierras latinas donde empecé la vida, vida y tierra a la que amo.
Y entre el canto palestino, biladi, biladi a Juliano y el canto de bella cio, bella cio, a Vittorio, ofrezco el rico canto de mis tierras latina, un canto de Guantánamo, la guantanamera, como festín de las civilizaciones, la humanidad.
poema de José Marti
Guantanamera, guajira guantanamera Guantanamera, guajira guantanamera Yo soy un hombre sincero De donde crece la palma Yo soy un hombre sincero De donde crece la palma Y antes de morirme quiero Echar mis versos del alma
Mi verso es de un verde claro Y de un jazmín encendido Mi verso es de un verde claro Y de un jazmín encendido Mi verso es un ciervo herido Que busca en el monte amparo Por los pobres de la tierra Quiero yo mi suerte echar Con los pobres de la tierra Quiero yo mi suerte echar El arrullo de la tierra Me complace más que el mar
Guantanamera, guajira guantanamera Guantanamera, guajira guantanamera
Con los pobres de la tierra quiero yo mi suerte echar: el arroyo de la sierra me complace más que el mar. Denle al vano el oro tierno que arde y brilla en el crisol: A mí denme el bosque eterno cuando rompe en él el sol.
Yo quiero salir del mundo por la puerta natural: en un carro de hojas verdes a morir me han de llevar. No me pongan en lo oscuro a morir como un traidor: yo soy bueno y como bueno moriré de cara al sol.
Tiene el leopardo un abrigo en su monte seco y pardo: yo tengo más que el leopardo porque tengo un buen amigo.
 
Susana Khalil
palestinians_natives@yahoo.com
http://www.canaan.org.ve/

venerdì 22 aprile 2011

PALESTINA
Sin pistas sobre asesinos de dos pacifistas

Por Mel Frykberg
RAMALAH, abr (IPS) - Los palestinos están consternados por el asesinato de dos pacifistas en las últimas semanas, uno en Cisjordania y otro en la franja de Gaza. En medio del desconcierto, algunos funcionarios especulan que detrás de ambos crímenes puede estar la inteligencia israelí.
En Medio Oriente abundan los rumores de conspiraciones y turbias intervenciones y montajes de agentes de inteligencia para alterar el devenir de los acontecimientos.

El servicio de inteligencia de Israel, Mossad, tiene varios antecedentes en su haber y es conocido como una de las agencias de espionaje más avanzadas.

Al Mossad se atribuye el asesinato el año pasado en Dubai de un dirigente del movimiento palestino Hamás (acrónimo árabe de Movimiento de Resistencia Islámica), que controla la franja de Gaza.

Organizaciones relacionadas con Israel estuvieron detrás de los asesinatos del británico Lord Moyne, cometido en El Cairo en 1944, y del mediador de la Organización de las Naciones Unidas, Folke Bernadotte, tras la división de Palestina, en 1948.

También se atribuye al Mossad la muerte de varios científicos, árabes y de otros orígenes, que colaboraban en programas nucleares en Medio Oriente.

La semana pasada, el activista italiano Vittorio Arrigoni, del pro palestino Movimiento de Solidaridad Internacional, fue hallado por la seguridad de Hamás colgado en una casa que, al parecer, pertenecía a un grupo ortodoxo salafista inspirado en la red extremista Al Qaeda, inspirada.

La policía de Hamás recibió un vídeo en el que aparecía Arrigoni con los ojos vendados y marcas de golpes. Sus captores amenazaban con matarlo si no eran liberados unos dirigentes salafistas detenidos.

Arrigoni vivía desde 2008 en Gaza, adonde llegó a bordo de un barco que logró romper el bloqueo israelí. Escribía artículos denunciando violaciones a los derechos humanos cometidas por Israel, en especial contra las ambulancias palestinas, durante la Operación Plomo Fundido, el ataque contra ese territorio costero de fines de 2008 y principios de 2009.

Varias semanas antes había sido asesinado Juliano Mer Jamis, otro conocido y respetado activista pro-palestino.

Mer Jamis, de madre israelí judía y de padre palestino cristiano, fue acribillado cuando salía del Teatro Libertad, en el campamento de refugiados de Jenín, en el norte de Cisjordania.

El activista árabe-israelí abandonó una lucrativa carrera de actor en Israel para vivir en el miserable campamento de refugiados, arrasado por el ejército israelí en 2002. Quería seguir gestionando el teatro fundado por su madre fallecida.

El Teatro Libertad ofrecía clases de actuación a jóvenes palestinos y ayudaba a producir obras.

"Pude seguir viviendo una vida confortable en Israel, pero quise volcar mi energía en algo en lo que realmente creo. Eso incluye mostrar a los palestinos un costado de la vida diferente a la miseria que soportan bajo la ocupación", dijo Mer Jamis a IPS en una entrevista otorgada hace varios años.

El Teatro Libertad producía piezass controvertidas que se burlaban de la Autoridad Nacional Palestina (ANP) y de la ocupación israelí. También despertó los enojos de fundamentalistas islámicos en Jenín. El recinto fue incendiado y atacado varias veces. Mer Jamis también recibió varias amenazas de muerte.

Ambas muertes desataron iras de palestinos y de activistas de otros países. Ahora se discute sobre los responsables y las razones de estos crímenes.

"Es difícil saber exactamente quién está detrás de la muerte de Arrigoni", señaló Karl Schembri, trabajador humanitario y amigo del activista italiano. "Estamos todos impactados y tratando de entender y digerir este episodio horrible", dijo a IPS.

Los israelíes son los que tienen más para ganar con el asesinato de Arrigoni, señaló Ahmed Youssef, asesor político del dirigente de Hamás, Ismail Haniya.

"Tratan de atemorizar a los activistas internacionales solidarios para que no vengan a Gaza", arguyó. "La próxima flotilla de la libertad tiene previsto llegar el mes que viene e Israel aumentó la presión para evitarlo y salvarse de la mala publicidad como ocurrió el año pasado", añadió.

Los comandos israelíes que en 2011 abordaron en circunstancias controvertidas uno de los barcos de la flotilla que trató de romper el bloqueo, provocaron la indignación internacional por el excesivo uso de la fuerza.

"El grupo salafista acusado de asesinar a Arrigoni declaró que no tuvo nada que ver con el asesinato", señaló Samir Awad, de la Universidad de Birzeit, cerca de Ramalah, coincidiendo con Youssef.

"Pero es bastante probable que la inteligencia israelí haya infiltrado al grupo", especuló Awad, quien no es partidario de Hamás ni de su rival Fatah, que controla la ANP en Cisjordania. "Algunos de sus miembros creen ingenuamente que realizan misiones de la yihad (guerra santa) en nombre de células de Al Qaeda", añadió.

"No son conscientes de que sus acciones son funcionales a los objetivos de Israel de agravar las relaciones entre Hamás y los pequeños grupos de la resistencia de Gaza, creando el caos y pintando a todos los islámicos con la misma brocha extremista", explicó.

La ANP no logró detener a ningún sospechoso del asesinato de Mer Jamis, pese a que la niñera que estaba con él en el automóvil acribillado identificó a una persona ante las autoridades.

Además, llama la atención que Israel no haya tomado parte en la investigación del asesinato de un conciudadano. Algunos especulan que la inteligencia de la ANP está bajo presión israelí.

Pero también pueden estar involucrados elementos islamistas radicales o disidentes de la ANP, que suele suprimir violentamente las críticas. (FIN/2011)

giovedì 21 aprile 2011

PALESTINA
Sin pistas sobre asesinos de dos pacifistas

Por Mel Frykberg
RAMALAH, abr (IPS) - Los palestinos están consternados por el asesinato de dos pacifistas en las últimas semanas, uno en Cisjordania y otro en la franja de Gaza. En medio del desconcierto, algunos funcionarios especulan que detrás de ambos crímenes puede estar la inteligencia israelí.
En Medio Oriente abundan los rumores de conspiraciones y turbias intervenciones y montajes de agentes de inteligencia para alterar el devenir de los acontecimientos.

El servicio de inteligencia de Israel, Mossad, tiene varios antecedentes en su haber y es conocido como una de las agencias de espionaje más avanzadas.

Al Mossad se atribuye el asesinato el año pasado en Dubai de un dirigente del movimiento palestino Hamás (acrónimo árabe de Movimiento de Resistencia Islámica), que controla la franja de Gaza.

Organizaciones relacionadas con Israel estuvieron detrás de los asesinatos del británico Lord Moyne, cometido en El Cairo en 1944, y del mediador de la Organización de las Naciones Unidas, Folke Bernadotte, tras la división de Palestina, en 1948.

También se atribuye al Mossad la muerte de varios científicos, árabes y de otros orígenes, que colaboraban en programas nucleares en Medio Oriente.

La semana pasada, el activista italiano Vittorio Arrigoni, del pro palestino Movimiento de Solidaridad Internacional, fue hallado por la seguridad de Hamás colgado en una casa que, al parecer, pertenecía a un grupo ortodoxo salafista inspirado en la red extremista Al Qaeda, inspirada.

La policía de Hamás recibió un vídeo en el que aparecía Arrigoni con los ojos vendados y marcas de golpes. Sus captores amenazaban con matarlo si no eran liberados unos dirigentes salafistas detenidos.

Arrigoni vivía desde 2008 en Gaza, adonde llegó a bordo de un barco que logró romper el bloqueo israelí. Escribía artículos denunciando violaciones a los derechos humanos cometidas por Israel, en especial contra las ambulancias palestinas, durante la Operación Plomo Fundido, el ataque contra ese territorio costero de fines de 2008 y principios de 2009.

Varias semanas antes había sido asesinado Juliano Mer Jamis, otro conocido y respetado activista pro-palestino.

Mer Jamis, de madre israelí judía y de padre palestino cristiano, fue acribillado cuando salía del Teatro Libertad, en el campamento de refugiados de Jenín, en el norte de Cisjordania.

El activista árabe-israelí abandonó una lucrativa carrera de actor en Israel para vivir en el miserable campamento de refugiados, arrasado por el ejército israelí en 2002. Quería seguir gestionando el teatro fundado por su madre fallecida.

El Teatro Libertad ofrecía clases de actuación a jóvenes palestinos y ayudaba a producir obras.

"Pude seguir viviendo una vida confortable en Israel, pero quise volcar mi energía en algo en lo que realmente creo. Eso incluye mostrar a los palestinos un costado de la vida diferente a la miseria que soportan bajo la ocupación", dijo Mer Jamis a IPS en una entrevista otorgada hace varios años.

El Teatro Libertad producía piezass controvertidas que se burlaban de la Autoridad Nacional Palestina (ANP) y de la ocupación israelí. También despertó los enojos de fundamentalistas islámicos en Jenín. El recinto fue incendiado y atacado varias veces. Mer Jamis también recibió varias amenazas de muerte.

Ambas muertes desataron iras de palestinos y de activistas de otros países. Ahora se discute sobre los responsables y las razones de estos crímenes.

"Es difícil saber exactamente quién está detrás de la muerte de Arrigoni", señaló Karl Schembri, trabajador humanitario y amigo del activista italiano. "Estamos todos impactados y tratando de entender y digerir este episodio horrible", dijo a IPS.

Los israelíes son los que tienen más para ganar con el asesinato de Arrigoni, señaló Ahmed Youssef, asesor político del dirigente de Hamás, Ismail Haniya.

"Tratan de atemorizar a los activistas internacionales solidarios para que no vengan a Gaza", arguyó. "La próxima flotilla de la libertad tiene previsto llegar el mes que viene e Israel aumentó la presión para evitarlo y salvarse de la mala publicidad como ocurrió el año pasado", añadió.

Los comandos israelíes que en 2011 abordaron en circunstancias controvertidas uno de los barcos de la flotilla que trató de romper el bloqueo, provocaron la indignación internacional por el excesivo uso de la fuerza.

"El grupo salafista acusado de asesinar a Arrigoni declaró que no tuvo nada que ver con el asesinato", señaló Samir Awad, de la Universidad de Birzeit, cerca de Ramalah, coincidiendo con Youssef.

"Pero es bastante probable que la inteligencia israelí haya infiltrado al grupo", especuló Awad, quien no es partidario de Hamás ni de su rival Fatah, que controla la ANP en Cisjordania. "Algunos de sus miembros creen ingenuamente que realizan misiones de la yihad (guerra santa) en nombre de células de Al Qaeda", añadió.

"No son conscientes de que sus acciones son funcionales a los objetivos de Israel de agravar las relaciones entre Hamás y los pequeños grupos de la resistencia de Gaza, creando el caos y pintando a todos los islámicos con la misma brocha extremista", explicó.

La ANP no logró detener a ningún sospechoso del asesinato de Mer Jamis, pese a que la niñera que estaba con él en el automóvil acribillado identificó a una persona ante las autoridades.

Además, llama la atención que Israel no haya tomado parte en la investigación del asesinato de un conciudadano. Algunos especulan que la inteligencia de la ANP está bajo presión israelí.

Pero también pueden estar involucrados elementos islamistas radicales o disidentes de la ANP, que suele suprimir violentamente las críticas. (FIN/2011)

martedì 19 aprile 2011

COME RIGIRARE LA FRITTATA...

Riportiamo da LIBERO di oggi, 19/04/2011, a pag. 18, l'articolo di Fausto Carioti dal titolo " Va bene la pietà ma non chiamate eroe il compagno Arrigoni ".

Vittorio Arrigoni con Ismail Haniyeh

Bene la pietà, che tutti i morti meritano, e giusto pure il minuto di silenzio osservato ieri nel consiglio comunale di Milano: atto dovuto per un connazionale ucciso in quel modo barbaro dai macellai salafiti. L’importante però è fermarsi qui, resistere alla retorica che già vuole trasformare Vittorio Arrigoni in un eroe, un simbolo. Arrigoni non era un eroe: gli eroi sono quelli che hanno il coraggio di andare controcorrente, e non era proprio il suo caso. Non deve diventare un simbolo: nel Medio Oriente che vogliono quelli come lui Israele non esiste, ed è falso dire che quelle lasciate sul web da Arrigoni erano parole di pace. A meno che per pace non s’intenda un luogo senza ebrei, secondo la definizione del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e di qualcun altro prima di lui. La scelta della madre di non far passare la salma del figlio sul territorio dello Stato israeliano almeno fa chiarezza: «Chi non ha voluto mio figlio da vivo, non l’avrà neanche da morto». Ne avrebbe fatta di più se la signora avesse raccontato anche il resto della storia, e cioè che era suo figlio a non volere lo Stato d’Israele. Ma non si può pretendere tanto da una madre che ha appena subito un dolore così grande.
Con tutti gli altri, però, c’è il dovere di essere chiari. Quelli che su Indymedia scrivono che è «lecito sospettare» che Arrigoni sia stato ucciso da Israele, perché non riescono a concepire che il loro compagno, amico degli islamici, sia stato assassinato da un gruppo di islamici, meritano la qualifica di imbecilli, senza se e senza ma.
L’ipotesi della «pista israeliana» è talmente lunare che nemmeno i propagandisti di Hamas la prendono in considerazione. Ma l’odio per Israele, qui in Occidente, produce questa e altre idiozie. E a chi adesso difende Hamas e presenta il suo programma come ragionevole solo perché si è scoperto che da quelle parti esiste un gruppo di assassini più feroci, si deve rispondere esattamente come si faceva prima che Arrigoni fosse trucidato dai salafiti: che Hamas non è un partito politico, ma un’organizzazione terroristica fondata su base religiosa.
Né il consenso che Hamas ottiene in Palestina, né il fatto che Arrigoni fosse legato a doppio filo con Hamas, devono far scordare il punto fondamentale della faccenda, e cioè che nello statuto di Hamas, scritto nel 1988, si legge ancora oggi che «le cosiddette soluzioni pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono i principi del Movimento di Resistenza Islamico. Cedere qualunque parte della Palestina equivale a cedere una parte della religione». Ovviamente per Palestina costoro intendono anche ogni zolla dello Stato d’Israele, al quale dunque non è concesso il diritto di esistere: «Israele, in quanto Stato ebraico, e i suoi ebrei sfidano l’islam e tutti i musulmani».
È promettendo la distruzione di Israele che nel 2006 Hamas, ramo palestinese dei Fratelli Musulmani, ha vinto le elezioni a Gaza, ed è in nome della lotta a ogni compromesso con «l’entità sionista» che Hamas l’anno seguente ha liquidato gli alleati moderati di Al Fatah, ammazzandoli casa per casa. Una tradizione, quella dell’omicidio, che per anni Hamas ha coltivato con gli attentati suicidi e con i missili Qassam (tubi di ferro ripieni di esplosivo) sparati a casaccio sui civili israeliani.
Questi sono gli amici di Arrigoni, i cui obiettivi lui condivideva. Ma dirlo chiaro e tondo in Italia oggi pare impossibile, forse per la paura di offendere un morto, che invece nei suoi giudizi e pregiudizi era sempre stato trasparente. Così ieri chi cercava un commento lucido e non retorico sulla vicenda era costretto a leggerlo sul «Wall Street Journal»: «La scorsa settimana l’ala paramilitare di Hamas si è assunta la responsabilità di sparare un missile guidato anticarro contro un bus scolastico israeliano. Un ragazzino è stato ferito gravemente; è stato solo per un caso fortunato che il bus, vicino alla fine del suo viaggio, avesse già fatto scendere la maggior parte dei suoi giovani passeggeri. Arrigoni non era a Gaza per protestare contro simili infamie, atto che gli avrebbe richiesto qualcosa di più della rigida correttezza politica che nei circoli radicali viene scambiata per coraggio. Ma il suo omicidio resta comunque un oltraggio, e allo stesso tempo forse una lezione sui rischi che si corrono a scambiare assassini terroristi per combattenti della libertà».
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domenica 17 aprile 2011

Vittorio Arrigoni, manifiestamente humano



Me gustaría ilustrar este artículo con la fotografía que ofreció el diario italiano Il Manifesto junto a un texto de su amigo Michele Giorgio, en lugar de elegir la imagen del vídeo en que Vittorio Arrigoni aparece cautivo y ensangrentado, con una venda en los ojos y las manos atadas a la espalda.
Puede que lo más actual sea el cuerpo asesinado del cooperante italiano secuestrado en Gaza y hallado en una casa abandonada de la franja, según fuentes de los servicios de seguridad de Hamás a la agencia Reuters.
Pero yo me quedo con la imagen más trascendente de Arrigoni que su amigo Michele ha seleccionado para glosar su vida, por la vida que nos deja cuando ya nadie puede rescatar la suya. En la foto aparece el colaborador de Il Manifesto al lado de una niña palestina de Gaza, que pasa su brazo por el hombro del amigo de su pueblo.
Arrigoni pertenecía al Movimiento de Solidaridad Internacional, una ONG propalestina, y se sintió llamado por esa causa cuando Israel desató sobre Gaza la Operación Plomo Fundido, la invasión militar que acabó con la vida de casi dos centenares de niños y niñas como la que abraza a Vittorio. Entonces, sin ser periodista, se hizo corresponsal del diario Il Manifesto, en cuyas páginas vino publicando un blog sobre la vida cotidiana en la franja. De la Operación Plomo Fundido quedó como testimonio un libro cuyo título lo dice todo: Gaza: restiamo umani. (Gaza: seguimos siendo humanos).
Entresaco muy de prisa algunas de las reflexiones del autor sobre su obra. "Es la crónica de tres semanas de derramamiento de sangre, escrita con lo mejor de mi capacidad y en una situación de inseguridad absoluta. A menudo transcribo el infierno que me rodea inclinado sobre un cuaderno arrugado, en una ambulancia con las sirenas en marcha. O tecleo en mi ordenador dentro de un edificio sacudido por las explosiones. Son páginas manchadas de sangre o impregnadas de fósforo blanco".
Un grupo islamista salafista, de esos que se mueven como marionetas al servicio de oscuros intereses, había anunciado que el secuestro de Vittorio Arrigoni acabaría con su muerte si en el día de hoy el Gobierno de Hamás no liberaba a varios detenidos, entre ellos el líder salafista Abu Al Waleed Al Maqdisi. El grupo cumplió su amenaza sin dilación y con extraña y urgente prontitud, por no decir con apresuramiento.
Puede que estragulando a quien tan comprometida voz dio de la última masacre sufrida por el pueblo palestino crean sus asesinos que van a contribuir a mermar la solidaridad del mundo con esa causa, algo que en última instancia solo tendría como beneficiario al Estado de Israel.
Pero estamos convencidos -tenemos que estarlo para seguir siendo humanos como Vittorio- de que las palabras sembradas por Arrigoni no acabarán con las Flotas de la Libertad que mueve el viento de los corazones manifiestamente humanos, como el suyo. No dejéis de buscarlas en la librería para que sigan latiendo.
http://www.diagonalperiodico.net/Vittorio-Arrigoni-manifiestamente.html
Ante el brutal asesinato de Vittorio Arrigoni, miembro del Movimiento de Solidaridad Internacional (ISM) y de la segunda Flotilla de la Libertad




Ante el brutal asesinato de nuestro compañero Vittorio Arrigoni, miembro del Movimiento de Solidaridad Internacional y destacado colaborador de la campaña internacional que ha cristalizado en las Flotillas de la Libertad, todos los grupos de trabajo del Estado español que conforman la Campaña Rumbo a Gaza, reunidos en Madrid, queremos comunicar lo siguiente:
Vittorio Arrigoni era un firme defensor de los derechos del pueblo palestino, de la libertad y de la justicia, siempre desde una posición no violenta y pacífica. En 2008 logró entrar en la Franja Gaza y desde allí se convirtió en altavoz de sus habitantes, tanto en las crónicas enviadas a los medios de comunicación italianos sobre la Masacre de Gaza de diciembre de 2008, en la que el Estado de Israel asesinó a más de 1.400 personas, como a través de su blog, en el que contaba la vida cotidiana de millón y medio de gazatíes bajo un bloqueo ilegal y criminal por parte de Israel desde 2006. Vittorio dejó sus experiencias en Gaza plasmadas en un libro conmovedor, “Seguimos siendo humanos”. En esta primavera, Vittorio Arrigoni tenía previsto embarcarse en la Segunda Flotilla de la Libertad para romper y poner fin al bloqueo de la Franja de Gaza.
Al igual que la división política palestina, el asesinato de Vittorio Arrigoni no beneficia más que a la ocupación israelí. El mejor legado que Vittorio ha dejado al pueblo palestino es su propia vida, su compromiso inquebrantable con la justicia y su profundo apego a las raíces populares de la resistencia palestina frente al único y real adversario, que no es otro que la ocupación israelí.
Las personas autoras del asesinato, más allá de su supuesta orientación religiosa o política, son un producto de ese contexto de violencia y deshumanización en el que se ha convertido Palestina por culpa de la feroz ocupación israelí.
Además, el asesinato de Vittorio Arrigoni se produce a escasas semanas de que parta la Segunda Flotilla de la Libertad. El hostigamiento al que se está sometiendo a miembros de las diferentes organizaciones que componen la Flotilla, las reiteradas amenazas de Israel y las extrañas circunstancias que rodean al crimen hacen albergar serias dudas sobre su autoría y objetivos.
Ante este brutal asesinato, desde Rumbo a Gaza queremos realizar las siguientes manifestaciones.:
  • Expresar nuestra más firme repulsa contra este horrendo crimen y exigir que sus autores, tanto materiales como intelectuales, sean identificados, detenidos y sometidos a juicio.
  • Trasladar nuestro más sincero pesar a la familia y personas amigas de Vittorio Arrigoni, así como a las personas integrantes del Movimiento de Solidaridad Internacional.
  • Transmitir nuestra solidaridad y apoyo a todas las organizaciones y movimeintos que trabajan por los derechos del pueblo palestino, entre los que figura Rumbo a Gaza y la Segunda Flotilla de la Libertad.
  • Reafirmar una vez más nuestro inquebrantable compromiso y solidaridad con la lucha del pueblo palestino por su libertad, por sus derechos y por la justicia.
  • Condenar la ocupación israelí, causante en última instancia de las explosiones de violencia que sufre el territorio de la Palestina Histórica, y exigir a los Gobiernos de la comunidad internacional que obliguen al Estado de Israel a cumplir la legalidad internacional, cesando su acoso al pueblo palestino.
  • Declarar de forma inequívoca la intención de la Segunda Flotilla de la Libertad de zarpar en esta primavera con el objetivo de romper y poner fin al bloqueo de la Franja de Gaza. La campaña Rumbo a Gaza aportará un barco y un nutrido grupo de activistas a esta expedición.
Plataforma Rumbo a Gaza

Vite che non valgono un funerale

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Ci sono posti dove morire non basta. Uccidere, crivellare di colpi un corpo già esanime, lasciare il cadavere in una pozza di sangue che disegna le imperfezioni dell'asfalto non è sufficiente. Si deve andare oltre.
La Calabria è la regione con più casi di lupara bianca d'Europa. A Cosenza s'è da poco chiuso il primo grado di un maxiprocesso denominato "Missing", proprio perché la maggior parte dei 42 omicidi in esame finì con la sparizione del cadavere.
I clan armano le batterie di fuoco, uccidono con brutalità in masserie abbandonate, in casolari invisibili. Poi fanno sparire i corpi per sempre. Perché ci sono vite che non valgono un funerale. Perché ci sono uomini che non meritano una sepoltura, un posto dove piangerli. Perché non lasciare tracce allontana lo spettro di un processo per omicidio.
La vita dei familiari di chi sparisce diventa un inferno fatto di attese inutili. Mogli che dormono accanto a un telefono che non squilla mai, madri senza più lacrime che ogni giorno spolverano la stanza del figlio e continuano a fare lo stesso bucato di quelle camice, in attesa di un ritorno che non esiste.
Qualche anno fa ne ho conosciuta una di queste madri tristi. (leggi tutto)
Mi ero chiesto spesso se era meglio non sapere, piuttosto che avere la certezza di un morto ammazzato. Non ebbi più dubbi. Chi attende una vittima di lupara bianca attende se stesso. Muore. Mi chiamava spesso, al giornale dove lavoravo. Era più uno sfogo che una telefonata. Ore al telefono ma non gli ho mai detto veramente cosa pensassi della storia di suo figlio. Tagliare anche l'ultimo filo di speranza non mi sembrava giusto.
Eppure il meccanismo è sempre uguale: la vittima di lupara bianca paga l'inganno. Viene uccisa lontana dai centri urbani, dal traffico, dalla gente. I killer, eccitati dalla cocaina, non sprecano neanche proiettili, ossessionati dallo stub. Uccidono sgozzando, facendo ingoiare sabbia, sfondando il cranio a colpi di bastone. Poi lavorano sul cadavere: lo sciolgono nell'acido, lo danno in pasto ai maiali, lo seppelliscono in un pilone di cemento armato.
Ho ancora in mente la storia di Santino Panzarella, scomparso per un amore vietato e ritrovato grazie a una clavicola. Ricordo l'appello della madre, Angela Donato, che a "Chi l'ha visto" non chiese il ritorno del figlio, ma la restituzione del cadavere. Perché Angela sa bene come funzionano le cose in certi posti. Ma la tecnica cara ai clan non è più solo calabrese. E' realtà nella ricca Lombardia dei capi firmati e dei blackberry.
Ad ottobre la storia di Lea Garofalo, ex collaboratrice di giustizia sciolta nell'acido in Brianza, a pochi chilometri da Monza. Storie calabresi, tramonti padani. Intrecci coi cinesi di via Paolo Sarpi, Chinatown a Milano.
Ora la verità sulla fine di Antonio Tedesco, detto l'Americano, e di Rocco Stango. Entrambi hanno pagato la violenza dei clan calabresi che operano nell'hinterland meneghino. Il primo freddato in un maneggio del comasco e sepolto sotto una lastra di cemento. Lo hanno ritrovato mummificato, dopo ore di scavi.
Il secondo ucciso e dato in pasto ai maiali a Bernate Ticino, spartiacque fra Lombardia e Piemonte. Le bestie hanno mangiato anche le ossa non lasciando traccia. Senza il racconto di un pentito sarebbero rimasti dei missing per sempre. Missing in Lombardia, dove la 'ndrangheta non esiste."
Biagio Simonetta

Caro Vittorio, riposa in pace




Di Angela Lano - InfoPal.

Vittorio è stato assassinato, e noi non riusciamo a farcene una ragione. Non ci riusciremo mai.

Vittorio era una cara persona, un amico, una sorta di icona. Non sempre ho condiviso tutto ciò che diceva, ma anche in questo poggia l'amicizia.
Ricordo quando lo incontrai a Gaza, poco dopo l'Operazione israeliana Piombo Fuso. Girammo insieme per le strade distrutte, per gli ospedali bombardati, tra la gente che ci salutava con affetto.
Lui era consapevole del rischio in cui viveva, giorno dopo giorno, ma quella sua aura di combattente nonviolento e pacifico, e onestamente arrabbiato, era un incoraggiamento per tutti noi. Un esempio di dedizione di attivista e giornalista.
In queste ore, certa spazzatura mediatica italiana, quella contro cui lui tante volte aveva alzato la voce e la penna, lo sta dipingendo come un eroe romantico votato alla morte. Una sorta di folle che è andato a cercarsi grane. Anche noi, giornalisti e attivisti della Freedom Flotilla1, l'anno scorso siamo stati dipinti, da media e persone senza etica e morale, come gente alla ricerca di guai.
Vittorio non è stato ucciso mentre era in barca con i pescatori, presi giornalmente di mira dalla Marina israeliana, vera armata criminale, o dai proiettili dell'artiglieria israeliana nelle buffer zone, le zone cuscinetto formate con altre terre rubate ai palestinesi dall'esercito di Israele: è stato assassinato da manovalanza locale e estera legata a gruppuscoli salafiti, la cui azione non può che beneficiare Israele e le sue politiche oppressive.
Cui prodest? Tutta la storia ha troppi lati bui - di cui alcuni dei miei colleghi del gossip indecente protrebbero invece occuparsi: se è vero che l'avevano rapito per uno scambio di prigionieri con il governo di Gaza (ma poi, perché lui e non un militante di Hamas, per esempio?), perché ucciderlo poco dopo il sequestro? Perché ferirlo (il video con l'ambulanza piena di sangue parla chiaro)? Perché non rispettare il termine auto-imposto delle 30 ore?
Perché era una trappola, una scusa. L'obiettivo era di UCCIDERE Vittorio, non di scambiarlo con prigionieri salafiti. Lui era il target.
Basta scorrere le "analisi" nei siti di certi quotidiani, sentire ciò che dicono certi Tg e trasmissioni Tv, leggere alcuni commenti su YouTube, per capire che i musulmani, i palestinesi sono l'altro target di questo barbaro omicidio: essi sono additati come terroristi, arretrati, criminali.
Il messaggio che passa è proprio questo: "Un attivista idealista ha sacrificato la propria vita per un branco di pazzi arretrati e sanguinari. La Striscia di Gaza non merita considerazione. Si meritano ciò che hanno e Israele ha ragione". E subito dopo: "La Freedom Flotilla per Gaza non ha senso".
Con questo omicidio, gli esecutori e i loro mandanti raggiungono due grandi obiettivi in un colpo solo: screditate la popolazione di Gaza assediata, e il governo Hamas, e spaventare le nazioni aderenti alla Freedom Flotilla. E' un messaggio di morte inequivocabile. E, allo stesso tempo, è una beffa verso tutti i palestinesi, vittime delle violenze e dell'assedio israeliani.
Vittorio non era un romantico folle e incosciente, vittima del proprio sogno utopico, ma uno dei tanti martiri provocati dalla stessa criminale macchina da guerra e dai suoi ascari - che siano, a seconda dei casi, dei buzzurri salafiti, dei furbi e corrotti dell'ala dahlaniana di Fatah, o agenti del Mossad, poco ci importa.
Minacce a Vittorio da organizzazioni sioniste. Era consapevole che vivendo e resistendo a Gaza, avrebbe potuto essere ucciso, sì, ma da ISRAELE: "Abbiamo fatto questa scelta e siamo consapevoli del rischio. Sappiamo che siamo un target, tra di noi volontari ne parliamo tutti i giorni e sappiamo che forse non ci saremo tutti, alla fine. Vogliamo portare avanti questo impegno preso con i medici, anche se ora bersagliano pure le ambulanze e noi non siamo più un deterrente..., ma loro ci chiedono di restare, vogliono che filmiamo, che raccontiamo all'Occidente cosa accade qui, nell'inferno di Gaza". E' quanto ci disse durante un'intervista, sabato 11 gennaio 2009.
In quell'occasione, Vittorio, Vik, come si faceva chiamare, ci disse di essere nel mirino di militanti sionisti che dal sito http://stoptheism.com/ avevano lanciato un appello per l'assassinio suo e di suoi colleghi dello ISM:
"Vittorio Arrigoni e i suoi colleghi dell'ISM sono nel mirino di http://stoptheism.com/, un sito di criminali che invita a uccidere i volontari che prestano servizio a Gaza e di quelli che prendono parte ai viaggi del Free Gaza mov. Se fosse un sito islamico il media gli avrebbero dato prima pagina e i politici si sarebbero prodigati in condanne indignate, ma è un sito di estremisti israeliani, e il mondo tace". 
Si veda anche: 

https://www.youtube.com/watch?v=Le0tZt3CaT8&feature=player_embedded#at=20at=20
Che sotto la copertura dei "salafiti" o di "al-Qai'da", la mano assassina abbia finalmente coronato il proprio piano, è quasi una certezza.
E proprio ricordando Vittorio, non posso che ribadire che, come giornalisti, abbiamo il dovere di porci delle domande su cause ed effetti, sui tanti "cui prodest" di un così feroce assassinio. 
Vittorio, ti vogliamo bene. Ci mancherai molto. Riposa in pace.
Articoli di e su Vittorio:
Aggressioni israeliane contro imbarcazione di pescatori: ferito Vittorio Arrigoni del Free Gaza.
Proiettili israeliani contro Vittorio Arrigoni
Da Vittorio Arrigoni da Gaza: 'Quelli oltre il confine non sono umani'.
Comunicato stampa di Vittorio Arrigoni, prigioniero in Israele.
Tramonto di piombo (cartoline postali da Israele).
Israele apre i valichi solo per far uscire gli stranieri. Vittorio Arrigoni: non lascio Gaza.
'Al di qua e al di là del fino spinato israeliano'. Di Vittorio Arrigoni.
'La popolazione della Striscia è più unita di prima'.
Quando questo nuovo Olocausto avrà fine?
Intervista a Vittorio Arrigoni, pacifista rinchiuso nel carcere di Ramle.
Intervista a Vittorio Arrigoni: stanno giocando a war-games contro Gaza.
Striscia di Gaza, la Marina israeliana rapisce attivista italiano insieme a pescatori palestinesi e altri attivisti internazionali.
Gaza alla fame, Israele: 'Non hanno bisogno di andare a pescare'.
Diario da Gaza: l'assedio alla Striscia e il silenzio dei media italiani.
Israele, stato pirata. Israele, stato canaglia.
Diario dall'inferno di Gaza: cecchini israeliani sparano a contadini, attivisti e giornalisti.
Diario dalla Prigione di Gaza: ricordando la Nakba di ieri e di oggi.

Israele contro i pescatori di Gaza: brutalità senza limiti.


La Marina israeliana intercetta la nave libica in acque internazionali. Al-Khudari: 'Siamo di nuovo di fronte al pericolo omicida israeliano'