I Moratti a trivellare in
Sardegna
Siccome ai Moratti non basta essersi
ingoiati le speranze e i sogni di Sarroch, con la sua raffineria Saras che ha di
fatto impedito a qualsiasi altra attività sana di svilupparsi sul territorio,
ora ci riprovano, questa volta con le trivelle su terraferma.
In questi giorni infatti la Saras si
prepara a trivellare in provincia di Oristano, fra i campi di fragole di
località Arborea. Hanno già fatto le esplorazioni sismiche, sono contenti di
quello che c'è sottoterra e cosi ora partono con il progetto "Eleonora" che
include dei pozzi esplorativi.
La tattica è sempre la stessa: del
“divide et impera”: prima facciamo innocenti esplorazioni sismiche, e poi
facciamo altrettanto innocenti pozzi esplorativi e poi che abbiamo fatto tutto,
come facciamo a non fare i pozzi permanenti? Come facciamo a non fare oleodotti?
Come facciamo a non fare raffinerie, che quasi sempre sono indispensabili vicino
ai luoghi estrattivi?
Il progetto “Eleonora” comprende una
area di circa 440 chilometri quadrati che riguarda i territori di Oristano,
Cabras, Riola Sardo, Nurachi, Baratili San Pietro, Zeddiani, Tramatza,
Solarussa, Siamaggiore, Arborea, Palmas Arborea, Santa Giusta, Marrubiu,
Terralba, San Nicolò Arcidano, Uras, Mogoro e, in provincia del Medio Campidano,
Guspini.
E poco importa ai Moratti che lì ci
siano campi di fragole che non hanno niente a che vedere con le trivelle, cosi
come non ce li avevano i vigneti di Viggiano e non glien'è importato niente
all'ENI.
E la regione Sardegna? Secondo la Nuova
Sardegna, l'assessore all'ambiente
e le autorità della provincia di Oristano nel 2010 autorizzarono le esplorazioni
perché si riteneva che
"il territorio non corresse alcun pericolo ambientale dall’attività di ricerca della Saras"
e che
«nonostante nell’area che delimita il permesso minerario siano presenti diversi vincoli idrogeologici e forestali, poiché i lavori previsti non modificano lo stato dei luoghi, non è necessario rilasciare alcuna autorizzazione».
I lavori previsti non modificano lo
stato dei luoghi? Ma questi dove vivono? Possibile che non riescano a vedere il
tutto in un’ottica lungimirante? Possibile che non sappiano di cosa succede in
Basilicata? Possibile che non si chiedano che significa avere sul territorio
trivelle, e poi oleodotti, perdite, strade e camion di petrolio, possibili
raffinerie, inquinamento per 30, 40 anni?
Possibile che non si chiedano quali
saranno gli effetti a lungo termine di trivelle ed esalazioni sulle fragole e
sull'agricoltura in generale? In Basilicata hanno inquinato campi, laghi, e si
ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano e petrolio dappertutto, pure nel
miele.
Ai sardi posso solo dire che è tutto
scritto, tutto discusso, tutto già visto: vi racconteranno le stesse balle che
hanno raccontato agli Abruzzesi, ai Lucani, ai Pugliesi, ai Siciliani, ai
Lombardi: che il petrolio vi porterà lavoro e ricchezza e che l'agricoltura e il
vostro modo di vivere non cambierà.
Non credetegli. Non c'è un solo buon
motivo per petrolizzare il vostro territorio: in Italia abbiamo del petrolio in
generale di qualità scadente e inquinante, le leggi di protezione per l'ambiente
sono pessime, abbiamo un territorio fragile, le royalties sono basse,
distruggeranno l'agricoltura, e qualsiasi sogno di turismo e di sviluppo sano e
variegato.
Non esiste nessuna comunità al mondo
- che io sappia - che è felice di vivere accanto a pozzi e
raffinerie.
E si qualcuno si arricchirà, ma
quelli non siete voi, saranno i Moratti.
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