Papa Giovanni patrono dell'esercito? Fuori di
testa...
“Alienum est a ratione”. È un
latino facile. Vuole dire: “È fuori dalla ragione”, “fuori di testa “, “roba da
persone disturbate mentalmente”. È un’espressione usata da Giovanni XXIII
nell’Enciclica Pacem in Terris (1963), dove si afferma che ritenere che le
guerre possano portare alla pace “alienum est a ratione”.
Papa Giovanni patrono
dell'esercito?
fuori di
testa...
L'Ordinario Militare
celebra una messa per promuovere il culto come patrono dell'Esercito del "papa
buono", che ha definito la guerra una cosa fuori da ogni
ragione
"Alienum est a
ratione"... cioè una cosa che non si può nemmeno pensare, che non
c'entra nulla con la ragione. In pratica, una cosa "fuori di testa". E' tale
la definizione che Papa Giovanni XXIII fa della guerra nella
sua Lettera Enciclica "Pacem in terris" del 1963. Una
pagina meditata, tra le ultime del suo Pontificato, che costituisce ancora oggi
una riflessione ed un manifesto forte e concreto sul tema della Pace e della sua
costruzione. Che tanto si deve allontanare dalle vie della guerra.
E cosa ti pensano invece
all'Ordinariato Militare per l'Italia? Di celebrare una Messa (officiata il 24
ottobre 2011 in Santa Maria in Aracoeli) per promuovere la devozione quale santo
patrono dell'Esercito... Non si potevano scegliere i santi guerrieri
dell'antichità, o qualche bellicosa figura più vicino ai nostri tempi? E' stato
necessario andare a scomodare il "Papa buono", che mai si penserebbe legato ad
armi, divise, gradi e mostrine... E che invece ha avuto la forza di scrivere
(sempre nella "Pacem in terris") parole chiare e forti a favore del
disarmo:
"Ci è pure doloroso costatare come nelle comunità politiche economicamente più sviluppate si siano creati e si continuano a creare armamenti giganteschi; come a tale scopo venga assorbita una percentuale altissima di energie spirituali e di risorse economiche; gli stessi cittadini di quelle comunità politiche siano sottoposti a sacrifici non lievi; mentre altre comunità politiche vengono, di conseguenza, private di collaborazioni indispensabili al loro sviluppo economico e al loro progresso sociale".
Questo accostamento ardito, questa
scelta che appare davvero irrazionale ed insensata forse, al contrario, non lo è
per niente. E nasconde invece un calcolo preciso, e
l'intenzione di procedere sempre di più a sdoganare un tema difficile come la
guerra rendendolo (almeno simbolicamente) innocuo e tranquillo, tale da non
destare acluna preoccupazione. Una strada che si è iniziata a percorrere
da quando gli interventi militari in aree di conflitto (giusti o sbagliati che
siano, qui poco importa) hanno mutato il loro nome in "missioni di pace" o
"interventi umanitari".
A mio parere questo percorso che
pare di imposizione politica e culturale nasconde al contrario una
grande debolezza: quella di chi non sa più giustificare le
proprie scelte dolorose - per la violenza che automaticamente deve
seguirne e le grandi risorse che allo scopo vengono quindi sottratte ad utilizzi
socialmente più vantaggiosi - se non incartandole con parole e richiami del
campo contrario. Il tentativo, un po' infantile e speriamo vano, di travestire
il "lupo guerra" da tenero agnellino.
Senza capire che solo l'eliminazione
della guerra e delle sue strutture e strumenti dall'orizzonte della ragione e
della politica potrà infine cancellare la guerra stessa dalla storia. E mi piace
pensare che, di fronte a questa recente notizia, lo stesso Giovanni
XXIII, il papa buono delle carezze ai bambini, si sarebbe lasciato scappare la
frase (magari detta con il suo schietto accento bergamasco): "E' proprio una
cosa fuori di testa...."
LA
BESTEMMIA
di Paolo Farinella,
prete
Genova 26-30 ottobre 2011. Il mio
amico Enrico Peyretti mi manda questa sconvolgente notizia: «Il 24 ottobre 2011,
al beato Giovanni XXIII papa è stata dedicata a Roma, nella Basilica di Santa
Maria in Aracoeli, una santa Messa per promuoverne la devozione, quale Santo
Patrono dell’Esercito».
Da dove nasce questa bestialità?
Continua Peyretti: ««Dal fatto che a venti anni, il chierico Angelo Giuseppe
Roncalli dovette interrompere gli studi teologici presso il Pontificio Seminario
Romano (allora chiamato Seminario di S. Apollinare) per prestare servizio
militare nel Regio Esercito Italiano, al posto del fratello Zaverio,
indispensabile alla famiglia nel lavoro dei campi».
La Messa è stata officiata da Mons.
Vincenzo Pelvi, Ordinario Militare per l’Italia, nonché generale di corpo di
armata, che, nel corso della sua omelia, ha ricordato le parole del Santo Padre
Benedetto XVI al Convegno Internazionale Ordinariati Militari svoltosi sabato
scorso: “Penso in particolare all’esercizio della carità nel soldato che
soccorre le vittime dei terremoti e delle alluvioni, come pure i profughi,
mettendo a disposizione dei più deboli il proprio coraggio e la propria
competenza. Penso all’esercizio della carità nel soldato impegnato a
disinnescare mine, con personale rischio e pericolo, nelle zone che sono state
teatro di guerra, come pure al soldato che, nell’ambito delle missioni di pace,
pattuglia città e territori affinché i fratelli non si uccidano fra di
loro”.
Cari Amici e Amiche, il papa della
«Pacem in Terris», quello che, unico nella storia, ha definito la guerra
«alienum a ratione – roba da pazzi», è inglobato tra i guerrafondai della
peggiore specie. Le parole del papa attuale sui militari sono inaudite perché
significa che appoggia le «missioni di pace», sapendo e facendo finta che sono
solo missioni di guerra finalizzate al predominio delle ricchezze e al furto
delle materi prime come il petrolio.
Annettere papa Giovanni al
militarismo è una bestemmia e farlo anche patrono dei militari è un insulto alla
decenza che un prete non dovrebbe nemmeno pensare. Ecco, la Chiesa oggi è
rappresentata da un monsignore Palvi qualsiasi che, addobbato con stellette e
fanfare, benedice armi, stupri, droga, soprusi di ogni genere e magari nei
giorni di festa predica sul rispetto della vita. Finché ci sarà un solo
cappellano militare, costoro non hanno diritto a parlare di vita e di Gesù
Cristo perché lo hanno venduto, dopo averlo macellato.
Nessun commento:
Posta un commento