da L’Espresso
E se invece tagliassimo le armi?
di Silvia Cerami
"Le spese militari costano ai contribuenti italiani 50 mila euro al minuto. Senza contare i 17 miliardi che il governo ha messo a budget per comprare 131 nuovi cacciabombardieri. Nemmeno fossimo invasi dagli Ufo. Ma né la destra né la sinistra hanno il coraggio di affrontare questo tabù". La denuncia di padre Alex Zanotelli
(01 settembre 2011)
Per recuperare i fondi necessari alla manovra "basterebbe tagliare le spese militari. Solo nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro. Neanche fossimo invasi dagli Ufo". Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, da sempre a fianco dei più poveri, lancia la sua controproposta a "una manovra anticostituzionale" e si dice "esterrefatto" che i politici, in particolare cattolici, "stiano in silenzio" sulle spese per le armi. "Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento e quali percentuali prendono i partiti".
Padre Alex, lei ha lanciato una proposta per reperire i fondi necessari per la manovra. Ci spiega in cosa consiste?
"Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. In Italia nel 2010 abbiamo speso per la difesa 27 miliardi di euro, spendiamo oltre 50 mila euro al minuto, 3 milioni all'ora e 76 milioni al giorno. Non solo, a questi dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare 131 cacciabombardieri F 35. Neanche se fossimo invasi dagli extraterresti, avremmo bisogno di tanti soldi a difenderci! Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013".
Perché a suo avviso a nessun politico, in particolare quelli cattolici, è venuto in mente di tagliare queste spese?
"Non trovo risposte, sono esterrefatto. C'è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e anche dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. Queste spese vanno contro la nostra Costituzione che all'articolo 11 afferma "L'Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali...". Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia, con spese ingenti. La guerra in Afghanistan ci costa 2 milioni di euro al giorno, quella in Libia ci è già costata 700 milioni di euro. Vorrei sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari, come Finmeccanica, sul Parlamento per ottenere commesse di armi e quali percentuali prendono i partiti. Senza contare che si parla tanto di lavoro, ma l'industria delle armi è una di quelle più robotizzate e che meno offre in termini di occupazione. Mi chiedo poi come chi si professa cristiano possa accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali".
Recentemente parlando di tagli e privilegi, si è sollevata la questione dell'esenzione dall'Ici per gli immobili della Chiesa non utilizzati per finalità di culto. Le sembra corretto?
"Non vorrei fare polemica, ma sono convinto che sia importante avere una Chiesa povera. Povera, semplice e francescana. Dobbiamo cominciare a imparare il vivere evangelico e ricordare che la semplicità di vita si può chiedere solo se la si pratica. Credo che la Chiesa debba partire dalle parrocchie, dalle comunità locali e non chiedere agli altri ciò che non fa. Serve una conversione".
Lei si è battuto molto per il referendum sull'acqua eppure oggi la manovra pare cancellare la volontà espressa dagli elettori. E' così?
"Il governo pensa che tenendo fuori l'acqua possa privatizzare gli altri servizi e di fatto la manovra incentiva i comuni a farlo. Ma la prima domanda del referendum era sull'abrogazione del 23 bis e il 23 bis non riguardava solo l'acqua, ma anche altri servizi. La Corte costituzionale aveva chiarito che il primo quesito era relativo a tutti i servizi locali e ora il governo non ne tiene conto. Dobbiamo urlare contro una manovra anticostituzionale".
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