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mercoledì 6 aprile 2011

Italiani d'Egitto.

Barconi di disperati arrivano ogni giorno sulle coste egiziane. Sognano di andare in Israele e da lì partire per gli Stati Uniti ricongiungendosi ai milioni di connazionali emigrati. Provengono da ogni parte d'Italia. Una nazione distrutta dal default economico e dalle radiazioni della neonata centrale nucleare di Caorso. Sbarcano sulle spiagge di Alessandria e di Damietta stravolti dal viaggio con la Gazzetta dello Sport di tre giorni prima. Si sono imbarcati pagando migliaia di euro ai mercanti di uomini a Genova, Napoli, Palermo, Cagliari, persino da Stromboli dove il vulcano si è risvegliato.
Il governo egiziano ha predisposto campi reticolati in un'area semi desertica dove si affollano ormai decine di migliaia di clandestini. Alcuni, sotto gli occhi impietriti degli egiziani, hanno scavalcato le recinzioni e sono fuggiti verso la libertà. La polizia li ha inseguiti con i cammelli. Proteste dei contadini di Tanta per gli italiani che si sono arrampicati sulle piante di datteri e hanno cominciato a mangiarli. Lo stesso è avvenuto a Helwan in una piantagione di banani. Gruppi locali hanno aperto la caccia al clandestino.
Il primo ministro egiziano si è recato ad Alessandria a rassicurare gli abitanti e ha comprato una villa sul mare come dimostrazione di buona fede. Il ministro dell'Interno è volato a Roma a chiedere al Papa, unica autorità rimasta in Italia, di farsi carico dei cattolici che hanno invaso l'Egitto. Il Papa ha risposto che pregherà per loro. Migliaia di italiani si trovano nel golfo di Aqaba, dopo aver attraversato a nuoto il Mar Rosso, diretti a Tel Aviv. Israele non è disposta ad accoglierli e ha protestato ufficialmente con la Lega Araba. Il ministro per le Riforme egiziano ha proposto di naturalizzare gli italiani come palestinesi e spostarli con la flotta nella striscia di Gaza. Dopo una lunga negoziazione con Veltroni, che si è auto eletto capo dei diversamente profughi, la proposta è stata rifiutata per paura dei bombardamenti amici, frequenti in quella zona. Il ministro delle Riforme egiziano non si è dato per vinto e ha emanato un decreto per la circoncisione di tutti i clandestini infedeli sul territorio egiziano.
Molti sfollati sono impiegati come schiavi in nero nella ricostruzione della Piramide di Cheope. Intervistati dalla CNN hanno dichiarato che non vogliono tornare più in Italia. In Egitto sono pagati meglio, non corrono il rischio di morire sul lavoro e l'aria è migliore. Un cartello inquadrato dalla televisione riporta "Meglio schiavo in Egitto che precario in Italia".
(dal blog di Beppe Grillo)
 

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