La meschina commedia
di Gian Paolo Marcialis
Canto I
Era una notte buia e tempestosa
e chino me ne stavo alla lucerna
come suol far colui che non riposa 3
e che comprende che sua mente è inferma*
ad inseguire una vision che fugge
dopo che rapida la mente già la colse 6
e che per fare sua ora si strugge
poiché della pia Musa ben s’accorse.*
Livido il vento, buia la contrada, 9
muto era il mondo ed insiem dolente,
d’acqua era invasa qualsivoglia strada
e non avèa riposo la mia mente. 12
Ed al lume di lucerna, che soav’ardèa,
io contemplavo gli spazi infinìti,
il mondo alieno che si nasconda, 15
e, soprattutto, quello dei contrìti.*
Sveglio non ero, eppure non dormivo,
vigil la mente e desti erano i sensi: 18
verso altri lidi già me ne partivo
coi miei pensieri ch’io sentivo intensi.
Ed ecco che trovòmmi in un giardino 21
bello quant’altri mai, ripien di fiori:
fulgèa la rosa insieme al gelsomino
e gigli e viole spandevan lieti odori. 24
Vaghe cascate e limpidi ruscelli
scorrevan lieti fra le riv’erbose
e il canto dolce di leggiadri uccelli 27
sorgeva gaio dalle macchie ascose.
Con passo il suol calcavo io leggero,
pien di stupore e di dolce incanto, 30
come fè Adamo all’apparir primiero
del suol terrestre ch’egli si vide accanto.*
L’erba ed i fior, al mio andar sorpreso, 33
chinàvansi leggeri dolcemente
ed il mio cuore, che stava sospeso.*
vibrava di pii affetti soavemente. 36
Nel mentre ch’io mirava, in cor stupito,
tutto quel bel giardino d’erbe e fiori,
da un gaio canto fui tost’avvertito 39
e da gorgheggi ìlari e sonori.
E a me, che rimiravo innanzi,
apparve una visione non umana: 42
delle fanciulle con passi danzanti
rendevano la scena ancor più strana.
Come a Nausìca apparve Ulisse il prode, 45
Poiché al fiume fu con le sue ancelle,
e quegli accolse senza alcun timore,
anzi a parlar mosse le gote belle,* 48
così fidente io mi rivolsi a quelle
e: «Di Giove –dissi- ognuna è certo figlia,
o voi che vaghe siete come stelle, 51
e tanta a me voi date meraviglia
sì che non più discerno se son desto
oppur se dormo dei sogni più bei: 54
m’è tanto vago ciò ch’è manifesto*
che di sicur è opera di Dei!»
«Tu che sei nato nella villa cinta 57
d’antichi ulivi e alberi diversi,
terra che assai fu cara a Berecinthia
che spesso canti nei tuoi molli versi, 60
porgi orecchio al suon di nostra voce
che reca degli Dei nobil messaggio
e la tua mente sia di poi veloce 63
e sàppiati fornire di coraggio!»
Così prese a parlare verso me
una delle creature risplendenti 66
che nel giardin calcavan l’agile piè.
Come la luna tra stelle lucenti
par dama dalle ancelle incoronata, 69
così quella creatura spirituale,
di sovrumana luce circondata,
movèasi come chi munito e d’ale. 72
Poi continuò a dirmi dolcemente:
«Il padre Giove, re dell’Universo,
ti chiede di partire audacemente: 75
lasciar dovrai questo mondo terso
e visitar il regno aspro dei morti
onde, col verso tuo, inclito e fiero, 78
distinguere potrai ragioni e torti.
Questo sarà la viaggio tuo primiero.
Indi, se dopo in te sarà vigore, 81
sarai chiamato a novello agòne,
se ancora Giove ti sarà tutore
e in Elicona troverai magione!»* 84
Ed io le chiesi: «Voi, che sembrate adùse
al nobile linguaggio de li Divi,
ditemi, siete voi forse le Muse 87
che i versi dei poeti fanno vivi?*
E come sarò pronto all’aspro viaggio
se indegno mi ritengo e non adatto 90
a prendere codesto alto retaggio
che meglio da un altro sarìa fatto?»
Rispuòsemi Colei con molle accento: 93
«Non ti turbar, cidrese, sii ben forte!
Non dei crucciarti per il gran cimento.
Visiterai il regno della morte 96
Ma poi del sole rivedrai ‘l chiarore
E prati e fiori calcherai novelli.
Infatti, mai vincerà l’errore, 99
sì come voglion del ciel li Divi belli!
Noi siam le Muse, degli Dei parenti,
e la mortale specie che ama l’arte 102
noi soccorriam con soavi accenti
e, ognun ch’abbia valor, ha la sua parte.
Calliope è ‘l mio nome, e in Elicona, 105
patria soave delle mie sorelle,
cingo dell’arte splendida corona
e proteggiam le arti umane belle. 108
Ascolta attentamente quel ch’io dico:
il viaggio che andrai a cominciare,
e questo in verità io tel predìco, 111
è irto di periglio da affrontare,
ma tu con cuore saldo, pio e fidente,
sappi che volle Iddio quest’alta impresa 114
pel sommo bene dell’anime redente!»
Io stavo come sta un corda tesa
e l’emozione tanto m’assaliva 117
che, come canna, iniziai a tremare
e l’alma di vigore era già priva.
«Vate cidrese, più non ti turbare. 120
Or movi i passi verso l’atre sponde
nel livido regno di quei che son morti,
là dove del ribelle* il regno incombe 123
e dove spente son le umane sorti!»
E in un istante quell’imàgo sparve
e, insieme, i prati e i rivi mormoranti. 126
Un’infernal vision tosto m’apparve
che i sensi miei rese doloranti.
L’anima sembrò cader nel vuoto, 129
tutto prese a ruotar confusamente
come suol far la terra per tremuoto.
Di vita le fiammelle parèan spente 132
e il cuore mi sembrò che si fermasse.
Giacqui così per un tempo incerto.
Poi mi trovai dentro cert’acque basse 135
che bagnavan un suol d’erbe coverto.
Sottile nebbia e sulfurei fumi
levàvansi nella livida regione 138
si ch’io invocai gl’immortali Numi.
In quella, vidi l’antro della ria prigione:
s’apriva in basso un pertugio stretto, 141
oscuro, freddo, di vapori avvolto,
dentro lo quale già m’ero diretto
dopo che dal bel mondo mi fui tolto.* 144
______________
*4 inferma= la mente del poeta è sovreccitata per il grande progetto che la Musa gli va ispirando.
*8 della pia Musa ben s’accorse= il vate si rende conto che la Musa della Poesia gli ispira la composizione…
*16 quello dei contrìti…= il Poeta ha la visione del mondo ultraterreno, soprattutto dell’Inferno.
*32 come fè Adamo…si vide accanto= con lo stesso stupore di Adamo che, per la prima volta, calpestava il suolo del Paradiso Terrestre.
*35 sospeso= incantato, stupito.
- 48Come a rmati…le gote belle= allude all’incontro di Ulisse a Nautica, figlia di rmati, re dei Feaci (ODISSEA, VI).
*55 m’è tanto vago ciò ch’è manifesto= è troppo bello ciò che mi sta davanti.
*59 Berecinthia= dea frigia da cui sarebbe derivato il nome “Villacidro”, luogo natale del vate (cfr.G.DE FRANCESCO: Villacidro. Un comune di montagna.-Cagliari, 1902).
*84 in Elicona troverai magione= se ancora sarai degno di essere sostenuto dalle Muse.
*88 che i versi dei poeti fanno vivi= che ispirano i versi dei poeti rendendoli così degni di essere definiti opere d’arte.
*123 là dove del ribelle…=dove regna Lucifero, l’Angelo che si ribellò a Dio, suo creatore.
*144 mi fu tolto= dopo che, nella visione che totalmente mi prese, mi allontanai dal mondo sensibile.
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