Venerdì 19 Agosto 2011 02:04
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Il meeting di CL anche i più scomunicati sanno cosa sia. Esiste da trent'anni e da almeno venti non c'è politico in grado di resistere al richiamo della sua formidabile vetrina mediatica. Al di là delle motivazioni ufficialmente dichiarate, il meeting è soprattutto un frenetico crocevia d'affari per la Compagnia delle Opere e una kermesse per pubbliche relazioni dove – fatta salva la buona fede dei giovani ciellini, che qualcuno in buona fede ce ne sarà pure lì - la parte di Chiesa più right-friendly si siede in poltrona accanto all'economia liberista e stringe la mano a qualunque interlocutore si mostri disposto a difenderne gli interessi. Tra le costose tensostrutture del mega convegno risuona l'eco del pensiero aperto del fondatore don Giussani (uno che pensava che il cristianesimo per “porsi” dovesse “opporsi”), che ha ispirato giganti morali come Renato Farina detto Betulla e statisti dell'altezza di Roberto Formigoni, Rocco Buttiglione e Maurizio Lupi, tutti ciellini doc. È un posto dove personalmente consiglio di andare almeno una volta nella vita per capire cosa sta succedendo all'Italia e alla Chiesa da vent'anni a questa parte.
Ma chi scegliesse proprio quest'anno per fare l'antropologo a Rimini potrebbe imparare qualcosa anche sulla Sardegna. Il governo dell'isola ha infatti aderito al meeting con la colossale cifra di 100.000 euro, 16.000 in più della Lombardia, che pure vanta un governatore ciellino in carica. Come è stata giustificata questa folle spesa extraterritoriale in un momento in cui l'economia dell'isola è talmente in ginocchio che i più lucidi già intravedono assalti ai forni del pane? La delibera dell'assessorato al turismo si esprime con motivazioni di promozione d'immagine e definisce il meeting “evento ideale” per questo tipo di investimento, manco fosse la BIT. Fedele alle sue logiche da periferia dell'impero, al centrodestra sardo l'acquisto di uno stand da Comunione e Liberazione al piccolo prezzo di 100.000 euro di soldi nostri deve essere sembrato un rimedio geniale al calo del 30% del flusso turistico di quest'anno. Se tanto mi dà tanto, forse dobbiamo temere che la Regione con le stesse logiche abbia finanziato in qualche modo anche la Giornata Mondiale dei Giovani cattolici a Madrid. Di sicuro è necessario domandarci come mai gli operatori culturali locali devono pietire ogni anno con gli assessorati regionali per ottenere cifre di molto inferiori a quella che la Regione spenderà quest'anno a Rimini e poter organizzare dignitosamente quegli appuntamenti ormai storici che attirano sulla Sardegna l'attenzione della stampa di tutta Europa e visitatori curiosi nell'ordine delle decine di migliaia. Ma io me li vedo i nostri geni della promozione turistica fare il conto degli immensi benefici dell'operazione Rimini: macché Gavoi, macché Marina Cafè Noir, macché Seneghe! Vuoi mettere due fedeli funzionari in viaggio premio a 5 stelle, quattro hostess carine allo stand per confermare che anche le veline more sono un prodotto tipico e già che ci siamo anche lo smaltimento di un po' di brochures che impolverano gli scaffali degli enti turismo? I ciellini si chiederanno senz'altro come hanno fatto a vivere in grazia di Dio sino a ora senza aver messo mai piede sull'isola. Se invece l'idea funziona quanto ha funzionato l'altrettanto brillante pensata di affittare due carrette tampone per sopperire al caro traghetti, cioè niente, poco male: sarà comunque una campagna simpatia con il vescovo Mani, punti-paradiso lassù e crocette in scheda elettorale quaggiù.
Un governo regionale lungimirante userebbe le poche risorse di cui dispone per potenziare l'offerta culturale e turistica della terra che amministra e farebbe di tutto per mettere strumenti efficaci in mano alle intelligenze locali, alle creatività esistenti, alla progettualità in atto sul territorio. Il governo Cappellacci preferisce invece dirottarle su altre regioni a finanziare appuntamenti di matrice confessionale, senza la minima rilevanza specifica e con simpatie politiche centrodestroidi apertamente dichiarate. Questi nella Sardegna e nei sardi ci credono talmente poco che affittare a cifre folli uno spazio generico in un'altra regione sembra loro più produttivo che sostenere progetti specifici in Sardegna.
Andate a casa prima di fare altri danni, fateci il favore: a questo punto è diventata questione di sopravvivenza.