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giovedì 24 febbraio 2011

dal sito Cado in piedi

PROCESSO A PORTE CHIUSE

di Giorgio Meletti 
24 Febbraio 2011
Gli imputati per la morte di 3 operai nelle raffinerie dei Moratti scelgono il rito abbreviato
Il processo per la morte dei 3 operai che il 26 maggio 2009 sono rimasti asfissiati dall'azoto puro dentro una cisterna della Saras, la raffineria in Sardegna della famiglia Moratti, si svolgerà con tutta probabilità a porte chiuse.
È quello che è emerso la settimana scorsa dall'udienza preliminare che si è svolta davanti al giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Cagliari, quando si è appreso che con tutta probabilità i 5 imputati saranno giudicati col rito abbreviato.
Il rito abbreviato per definizione si svolge a porte chiuse, è una camera di Consiglio in cui lo stesso giudice dell'udienza preliminare, anziché rinviare gli imputati davanti a un Tribunale che li giudichi, decide sulla base della documentazione, degli atti processuali prodotti fino a quel momento, sull'innocenza, la colpevolezza e semmai sulla pena da dare a chi viene condannato.
Questo meccanismo giuridico può sembrare strano a chi non conosce le sfumature del diritto penale, ma è assolutamente normale. Di fronte alla giustizia, gli imputati, anche quelli (come in questo caso) accusati di omicidio colposo plurimo, hanno il diritto di chiedere un giudizio veloce e a porte chiuse. Anche perché prima dell'udienza preliminare i 5 imputati ( fra cui il direttore generale della Saras, Dario Scaffardi, e Francesco Ledda, presidente della Comesa, la cooperativa metalmeccanica che svolgeva lavori in appalto dentro la raffineria per la quale i 3 operai lavoravano) hanno risarcito le famiglie delle 3 vittime, dando loro il massimo delle cifre previste dalle tabelle specifiche del Tribunale per questi casi. In totale alle 3 famiglie sono andati circa 5 milioni di euro e questo fa sì che il processo non solo si svolga a porte chiuse, ma anche praticamente senza parti civili. Dico praticamente perché è possibile che prima che si arrivi alla Camera di Consiglio del giudizio del rito abbreviato, la Cgil riesca a ottenere la costituzione come parte civile.
Se ciò non accadesse si avrebbe un risultato piuttosto curioso: uno degli incidenti sul lavoro più gravi e clamorosi degli ultimi anni che ha come esito giudiziario una sentenza emessa dopo una breve discussione a porte chiuse senza neanche parti civili.
Questo fa parte dei diritti della difesa, fa parte della nostra civiltà giuridica e chi vorrà sapere qualcosa di più su come sono andate effettivamente le cose, su come sia possibile in un'azienda di tali dimensioni, di tale lignaggio, che 3 operai finiscano dentro una cisterna satura di azoto puro, dove muoiono in pochi secondi senza che ci fosse neanche un cartello per avvisarli che forse era meglio non entrare lì dentro, dovrà attendere il verdetto dei giudici. Chi vorrà conoscere i dettagli su come sono andate le cose in questa triste storia di morti bianche, non potrà fare altro che aspettare la sentenza e poi andarsi a leggere le carte processuali dove i fatti vengono raccontati e ricostruiti con una certa precisione. Precisione riscontrata nella ricostruzione degli eventi fatta dalla Procura che ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di questi 5 manager. Questi ultimi probabilmente ritengono inevitabile una condanna, anche se questa può sembrare solo un'illazione. Ma normalmente chi si aspetta una condanna, chiede il rito abbreviato che consente di chiudere la faccenda lontano dall'attenzione dei mass media e avendo diritto anche a un significativo sconto di pena.

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