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sabato 15 ottobre 2011

LA VERA STORIA DI USTICA BY WIKILEAKS
di Sandro Provvisionato [ 15/10/2011]


Lo scorso 30 agosto WikiLeaks ha diffuso 251.286 nuovi cables che riguardano la diplomazia americana. Tra questi, due si riferiscono all'Italia ed in particolare alla strage di Ustica, la cui inchiesta giudiziaria ha avuto nel mese di settembre una svolta molto importante.
I cables 03ROME2887 e 03ROME3199 (scaricabili su http://wikileaks.org/cable/2003/06/03ROME2887.html e wikileaks.org/cable/2003/07/03ROME3199.html), risultano inviati dall'addetto politico all'ambasciata americana a Roma, Thomas Countryman, al Dipartimento di Stato.
Da essi traspare in maniera evidente la preoccupazione degli Stati Uniti circa la possibilita' di una fuga di notizie. Gli stessi rivelano il “coinvolgimento” americano nella strage. Inoltre in questi documenti e' piu' volte citato il parlamentare italiano Carlo Giovanardi (ex Udc, oggi Pdl) il quale aveva difeso in Parlamento la risibile versione della bomba a bordo del Dc9 per tentare di negare le responsabilita' americane. Lo stesso Giovanardi, preoccupato, si lamento' con l'ambasciata: «Queste nuove rivelazioni minano la mia credibilita'».
Ie#8200;CABLO
Procediamo con ordine. Il primo documento e' datato 25 giugno 2003. Countryman, Political Minister Counsellor, diplomatico dell'ambasciata americana a Roma dal 2001 al 2005, chiede con urgenza al Dipartimento di Stato Americano alcuni documenti inerenti la strage di Ustica, appena desecretati secondo il Freedom of Information Act.
Nel documento il diplomatico sembra piuttosto allarmato per uno speciale del Tg3 andato in onda il 21 giugno 2003 e anche per «nuove rivelazioni» apparse sulla stampa italiana. In particolare, viene citato un articolo di Repubblica, pubblicato in prima pagina con il titolo: “Ustica: gli Usa spiarono Amato”.
Secondo l'articolo, gli americani avevano intercettato una telefonata intercorsa nel 1992 tra l'allora presidente del Consiglio Giuliano Amato ed il ministro della Difesa Salvo Ando' (entrambi socialisti) nella quale i due discutevano degli «sforzi» fatti dall'amministrazione americana al fine di «monitorare» (questo il termine usato nel cablo) le indagini di giudici e parlamentari.
Nel documento il diplomatico americano riporta anche la notizia secondo la quale l'ambasciatore americano dell'epoca, Peter Secchia, aveva utilizzato questa intercettazione per fare pressioni su Bettino Craxi affinche' il governo italiano non si costituisse parte civile nel processo per la strage. Countryman si mostra preoccupato che la storia dell'intercettazione abbia alimentato un solo «ciclo di notizie» («one news cycle») e che si continui a scrivere della strage.
Nell'altro cablo, inviato il 14 luglio 2003 e classificato “secret”, lo stesso Countryman riferisce il contenuto di un colloquio avvenuto quattro giorni prima con l'allora ministro per i Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi. Costui si sarebbe lamentato della «mancanza di chiarezza e cooperazione» da parte degli Usa nei confronti del governo italiano. Lo stesso Giovanardi avrebbe raccontato di come, un anno prima, lui stesso relaziono' in Parlamento, nel tentativo di «mettere a tacere la ventennale questione Ustica» («tryin to put the 20 year old Ustica crash case to rest»).
Giovanardi nel colloquio con il diplomatico americano ammette di aver «venduto» in Parlamento la versione secondo cui il disastro sarebbe stato causato da un'esplosione avvenuta a bordo dell'aereo e «non per un missile americano» («not by a US missile»).
«Ma queste nuove rivelazioni minano la mia credibilita'», avrebbe detto l'attuale sottosegretario al diplomatico americano. Il ministro avrebbe dovuto essere ascoltato da una Commissione parlamentare (con ogni probabilita' la Commissione stragi) prima della fine di luglio. Per questo Giovanardi chiese al Political Minister Counsellor di poter avere una copia dei documenti rilasciati alle famiglie delle vittime, al fine di controbattere le accuse. Giovanardi prega inoltre di «coordinare insieme all'ambasciata americana una dichiarazione pubblica».
In pratica, Giovanardi chiede a Countryman l'equivalente di una «versione congiunta». Dal cablo traspare una grande tensione. Soprattutto da parte dell'ex ministro. Ma i toni sembrano poi rientrare.
Countryman e Giovanardi, infatti, nel colloquio si dicono d'accordo sul fatto che il servizio del Tg3 «non apporta nessuna nuova prova in merito al disastro di Ustica», e «non smentisce direttamente cio' che Giovanardi ha riferito in Parlamento e che - scrive Countryman - noi (gli Usa, ndr) abbiamo sempre sostenuto: non vi e' stato nessun coinvolgimento degli Stati Uniti nella strage».
Nel cablo si legge anche che gli Usa sono stati molto «attenti» all'affaire Ustica, anzi sono “coinvolti” («involved») nell'intera vicenda e nel tentativo di «occultare» («cover up») la verita'. Altrimenti, scrive ancora il diplomatico, gli Usa non sarebbero arrivati al punto di spiare il primo ministro ed il ministro della Difesa di un governo straniero, a distanza di ben dodici anni dal disastro.
Il counsellor domanda poi al Dipartimento di Stato i documenti declassificati, vista «l'esplosiva tendenza a ricercare ostinatamente un complotto attorno alla vicenda Ustica».

LAe#8200;SENTENZA
La lettura di questi due cablo e' quindi estremamente interessante, specie alla luce della sentenza emessa dal tribunale civile di Palermo il 12 settembre scorso che, quattro anni dopo i primi risarcimenti per 980 mila euro ai familiari di 4 delle 81 vittime della strage di Ustica, ha nuovamente condannato lo Stato italiano - e stavolta alla cifra record di oltre 100 milioni di euro - a risarcire 81 parenti di una quarantina di passeggeri che persero la vita sull'aereo Itavia in servizio da Bologna a Palermo.
La sentenza del giudice Paola Proto Pisani da' ragione al collegio difensivo che aveva puntato sulla responsabilita' dello Stato italiano, indipendentemente dall'accertamento ufficiale della causa che provoco' la strage e che, in questi anni, non e' mai stata giudiziariamente accertata.
Il Tribunale, in sostanza, ha ritenuto responsabili i ministeri dei Trasporti e della Difesa, il primo per non avere garantito la sicurezza del volo, il secondo per aver occultato la verita' con continui depistaggi e con la distruzione di atti. Questa seconda contestazione non fa che ribadire le responsabilita' dell'Aeronautica militare.
Ancora piu' esplicita la motivazione di questa sentenza rivoluzionaria. Secondo il tribunale civile di Palermo, c'era un'azione di guerra nel cielo di Ustica la notte del 27 giugno del 1980, quando il Dc9 dell'Itavia precipito' in mare. «Tutti gli elementi considerati - scrive il giudice Paola Proto Pisani nelle 200 pagine di motivazione depositate - consentono di ritenere provato che l'incidente accaduto al DC9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del DC9, viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del DC9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell'esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l'aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l'aereo nascosto ed il DC9».

ILe#8200;DEPISTAGGIO
Secondo la sentenza, il ministero della Difesa avrebbe ostacolato «l'accertamento delle cause del disastro, cosi' impedendo l'identificazione degli autori materiali del reato di strage che sono potuti restare impuniti».
Alcuni ufficiali e sottoufficiali dell'Aeronautica militare italiana si sarebbero resi responsabili di false testimonianze, favoreggiamento, abuso d'ufficio, soppressione di atti pubblici, falsi documentali, insomma di un «vero e proprio depistaggio».
E il buon Giovanardi che chiedeva aiuto agli americani per sostenere la sua ridicola tesi della bomba a bordo?
Il sottosegretario parla di «sentenza fantapolitica o da romanzo», dimenticando l'amenita' da lui sostenuta di una bomba collocata nella toilette dell'aereo che avrebbe pero' lasciato intatto il water, distruggendo pero' l'aereo.
Nella sua protervia di difendere l'indifendibile, Giovanardi, l'ultimo dei mohicani schierato con l'Aeronautica militare, arriva ad affermare che «nessun aereo era in volo quella sera in vicinanza del DC 9 dell'Itavia».
Se lo dice lui…

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