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giovedì 5 gennaio 2012

Abolizione albo dei pubblicisti: 10 domande a Mario Monti

L’intervento del presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, non ha affatto diradato le incertezze che gravano sul futuro dei giornalisti pubblicisti e di tutti coloro che stanno affrontando la “gavetta” per poter essere ammessi a questo albo “di serie B” che comprende ormai 80.000 iscritti. Stando alle discquisizioni giuridiche non fa dell’inutile “allarmismo” chi paventa lo scenario dei pubblicisti “fuori legge” a partire dal prossimo 13 agosto.
Il problema principale rimane l’esame di Stato per l’ammissione agli ordini professionali. Principio sancito dalla Costituzione, ribadito nel decreto 138 del 13 agosto 2011, convertito in legge e recentemente modificato dal “decreto Monti“. In sostanza, si dice implicitamente che la legge istitutiva dell’Ordine, nella parte inerente l’albo dei giornalisti (per il quale, questo esame non è previsto), è incostituzionale.
E’ chiaro che ciò crea un problema non da poco sia per coloro che già sono iscritti (la loro posizione verrà in qualche modo “sanata”?), sia per coloro che vorranno in futuro iscriversi e che, molto probabilmente, oltre alla trafila burocratica dei due anni di articoli retribuiti (o fittiziamente retribuiti…) dovranno sostenere anche l’esame di Stato.
Nonostante un certo “catastrofismo” forse prematuro, ripropongo qui le domande fatte a Monti da un gruppo pubblicisti (via Mainfatti.it).
1) Come sarà possibile privare di un titolo chi lo ha già conseguito?
2) Se una testata giornalistica vorrà continuare ad avere la sua rubrica settimanale (per esempio ‘sulle implicazioni nella vita reale della fisica quantistica’ o ‘sulla lettura corretta dei neumi del canto gregoriano’) finora curata da un giornalista pubblicista, a chi si potrà rivolgere visto che “chiunque scriverà in modo continuativo (ad esempio più di dieci articoli l’anno) potrà essere oggetto di denuncia penale per esercizio abusivo della professione”? (in realtà, quella dei dieci articoli oltre i quali scatterebbe l’esercizio abusivo della professione sembra essere una informazione priva di fondamento, n.d..r.) I pubblicisti, infatti, sono nati anche come supporto “tecnico” per i giornali, per tutti quegli argomenti specifici e specializzati su cui i giornalisti professionisti non sanno scrivere (non essendo onniscienti).
3) Che fine faranno tutti quei giornali e periodici, cartacei e online, che hanno come direttore responsabile un giornalista pubblicista? Dovranno chiudere?
4) Stesso discorso per quei giornali o periodici che si reggono grazie al lavoro di pubblicisti: questi rimaranno senza un lavoro e la testata sarà costretta a chiudere, visto che non avrà più una redazione “a norma di legge”?
5) Spesso un pubblicista “acquisisce punteggio” (e mansioni) per il fatto di essere un giornalista nell’ambito di un altro lavoro. Cosa succederà nel “secondo” lavoro se non potrà più dichiarare nel proprio curriculum, ma anche in gratuatorie statali, di far parte di un Albo? Verrà declassato? Verrà licenziato?
6) Che fine faranno i soldi versati dai giornalisti pubblicisti all’INPGI?
7) Che fine faranno i soldi versati dai giornalisti pubblicisti all’Ordine dei giornalisti, anche al momento della loro iscrizione all’Albo?
8) Che fine faranno i soldi versati all’Agenzia delle Entrate, versati al momento della presentazione della domanda all’elenco dei pubblicisti?
9) Che fine faranno tutti quelle persone che in questo momento stanno completando le collaborazioni per potersi iscrivere all’elenco pubblicisti? Per loro, e per tutti coloro che attualmente collaborano come pubblicisti (con piccole, grandi o ridicole retribuzioni) a quanto ammonterà il “danno esistenziale” provocato dalla cancellazione del proprio lavoro – sogno – missione – mestiere – servizio – principio – vocazione – passione – amore – dannazione – fatica – passatempo – tutto?
10) Il prossimo anno, Freedom House a che posto della classifica sulla libertà di stampa inserirà l’Italia, attualmente giudicato come un Paese con una informazione “parzialmente libera”, alla 72esima posizione insieme al Benin, Hong Kong e India? I pubblicisti attendono quindi notizie sulla prima bozza del decreto del Presidente della Repubblica per capire come saranno riformati gli Ordinamenti, da cui dipende il destino di oltre 80mila giornalisti.

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