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sabato 30 aprile 2011

IL VINCITORE IGNORATO 

Di Antonella Randazzo
Una cappa di silenzio, che qualcuno ha definito “assordante”, è calata sul delitto di Vittorio Arrigoni. Non ci sono stati talk show che hanno discusso la tragica vicenda. Nemmeno uno. Nemmeno quelli che affollano le Tv del pomeriggio, parlando dei delitti di cronaca nera, quelli che dedicano ore ed ore alla disquisizione inutile di particolari del delitto del giorno, interpellando all’occorrenza medici legali, criminologi, avvocati e altri “esperti”, che offriranno allo spettatore raccapriccianti dettagli del corpo straziato della povera vittima.
No, per Arrigoni c’è stato il totale silenzio, e la vergognosa assenza delle autorità. Questo perché gli assassini non sono persone comuni, ma qualcuno che dalla sua morte ha avuto vantaggi, e si tratta di vantaggi che riguardano la licenza di rendere il territorio della Striscia di Gaza un inferno a cielo aperto, invitando l’umanità a tacere.
Vittorio è tornato in Italia nella totale assenza delle autorità. Ad accoglierlo all’aeroporto di Fiumicino c’erano soltanto i familiari e molti amici. Qualcuno indossava una maglietta con su scritto “Grazie Vick”. All’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma c’era la bandiera palestinese, con delle rose, c’erano anche striscioni con le foto di Vik e le scritte: “Con Vittorio nel cuore restiamo umani”, “Vick le tue idee non moriranno mai”, c’erano diverse centinaia di persone, pacifisti e rappresentanti di associazioni palestinesi a Roma e molti amici. C’era anche una delegazione del presidente palestinese Mahmud Abbas, che ha voluto accogliere con affetto chi ha dimostrato una grandezza morale non comune. C’è stata una bellissima espressione di rispetto, affetto e riconoscenza da parte di molti, ma non delle autorità italiane, che hanno ignorato l’evento.
Nessun esponente del governo si è sentito in dovere di partecipare, e nemmeno qualche rappresentante del comune di Roma.
Nessuno ha accolto Vittorio. Non è la prima volta che le nostre autorità snobbano i nostri concittadini che si sono comportati da eroi. Basti ricordare il rientro dei tre operatori italiani di Emergency dall’Afghanistan, che avevano avuto accuse infamanti quanto infondate, perché il loro lavoro era “scomodo” per gli occupanti. Si può anche ricordare il rientro della salma del povero fotoreporter Fabio Polenghi, ucciso in Thailandia delle forze governative, che sono armate dai paesi occidentali.
Le nostre autorità omaggiano e accolgono in pompa magna soltanto i soldati che essi stessi mandano a morire, in terre oppresse e saccheggiate.
Arrigoni aveva il torto di non credere alla propaganda che descrive Israele come quello Stato democratico che non è, e di denunciare che non è combattere il “terrorismo” il bombardare quotidianamente su una popolazione inerme. Non voleva bandiere al suo funerale, ma ha avuto un funerale di Stato, con la bandiera di uno Stato che purtroppo in realtà è quasi come se non esistesse. Le autorità del suo paese lo hanno ignorato, come fosse poco importante il messaggio che egli portava e la causa per la quale è morto. Aveva detto: “Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni”.
Ma in Italia non c’era pericolo: il nostro regime, corrotto fino al midollo, la bandiera dello Stato italiano e il funerale di Stato non glieli hanno nemmeno offerti. In Italia, è stato fatto un funerale di Stato a Mike Bongiorno, e l’amministrazione di Milano ha proposto di rinominare una via in onore di Bettino Craxi, ma per Arrigoni non ci sono onorificenze. Non è stato abbastanza amico di Berlusconi e della sua cricca, e nemmeno faceva parte della banda di corrotti e ladri che popolano l’attuale universo politico. Senza questi requisiti il funerale di Stato non c’è. Inutile creare un account di Facebook per chiedere a Napolitano di auspicare per Vittorio il funerale di Stato.
Proprio a Napolitano lo si è chiesto? Ad un personaggio che ogni giorno viene “santificato” dai media, e sapete perché? Perché i nostri media ufficiali sono controllati da personaggi che appoggiano i crimini delle autorità israeliane. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è disonesto verso i cittadini, poiché sempre pronto a difendere il gruppo di potere contro l’interesse di tutti noi. Sta dalla parte degli assassini di Arrigoni, e dunque non avrebbe mai appoggiato l’idea di un funerale di Stato per Vittorio.
Purtroppo non si tratta di un’opinione: sono tanti gli esempi che possono far capire la sottomissione di Napolitano al potere e il suo disprezzo per la democrazia. Napolitano non ha mai parlato dei crimini delle autorità israeliane, né mai ha parlato del gruppo di affaristi-banchieri che ci impone un elevatissimo debito pubblico per ostacolare la nostra crescita. Recita soltanto la sua parte di “buon padre di famiglia” (la famiglia degli italiani) dicendo qua e là qualcosa che tutti possono apprezzare del tipo “Chiedo ai politici moderazione”, oppure “L’immagine delle donne deve essere rispettata”, ma poi non fa mai nulla di concreto per avversare la corruzione e il degrado morale e politico. Perché di questo degrado fa parte anche lui. Napolitano ha parlato spesso a favore degli ebrei, ricordando l’Olocausto, ma non ha mai parlato degli “Olocausti” che stanno accadendo oggi in paesi come l’Iraq, l’Afghanistan o la Palestina.
Chiedere a lui il funerale di Stato per Arrigoni sarebbe come chiedere a Berlusconi di organizzare onorificenze per i magistrati che lo stanno processando. Ci vengono a dire che Vittorio sarebbe stato ucciso da gruppi islamici. E allora perché le nostre autorità sono state latitanti verso la sua tragedia, se non per timore che il “padrone” israelo-americano la prendesse a male e penalizzasse?
Diciamo le cose come stanno, non dobbiamo aspettare qualche anno, per sapere chi ha ucciso Vittorio e perché. Osserviamo il comportamento delle nostre vergognose autorità. Personaggi che tutti noi paghiamo con profumati stipendi, e che ci pugnalano alle spalle quando e come possono, dando spazio soltanto ad interessi che avvantaggiano i loro padroni. Non soltanto hanno ignorato il ritorno della salma del pacifista, ma ci sono state parole che suggerivano disprezzo e incomprensione verso l’azione umanitaria di Arrigoni.
Maurizio Belpietro, uno degli scagnozzi del giornale della famiglia di Berlusconi, ha proposto di lasciare il suo cadavere a Gaza, soltanto perchè la famiglia aveva deciso di riportarlo in patria senza passare per lo Stato di Israele. Forse Belpietro non sa che proprio le autorità di questo Stato avevano arrestato e torturato Arrigoni, e assai probabilmente hanno pagato
qualcuno per ucciderlo.
Ad Arrigoni non sarà mai perdonata la sua azione concreta per la pace, che comprendeva anche l’invio di articoli che realmente documentavano la situazione a Gaza. Con lui, l’azione umanitaria e pacifista a Gaza viene ridimensionata, come spiega il parroco di Gaza Jorge Hernandez: “Conoscevo Vittorio, lo avevo incontrato alcune volte, l'ultima verso Natale dello scorso anno, era venuto a trovarci in parrocchia. Avevamo parlato delle sue lotte per il popolo e lo avevo invitato ad essere sempre prudente. Quando è stato ritrovato il corpo sono andato in ospedale e ho pregato per lui. Non ci sono più cooperanti nella Striscia adesso, o almeno ne sono rimasti veramente pochi. Anche un'organizzazione come Medici senza frontiere ha richiamato il suo personale straniero. Agli stranieri presenti a Gaza è stato concesso di uscire con facilità anche sabato che le frontiere sono chiuse”. (1)
Oltre duemila persone hanno partecipato a Bulciago ai funerali di Vittorio. Ha partecipato una delegazione da Gaza e parecchi giovani da tutta Italia, che ricordavano commossi il motto di Vik: “Restiamo Umani”.
La madre, Egidia Beretta, una donna forte e coraggiosa, nonostante il lancinante dolore, non ha perduto la forza di sorridere alle persone che cercavano di darle una parola di conforto. Nel suo discorso, ha detto: “Vittorio non è né un eroe, né un martire, ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani sono universali, e come tali vanno rispettati e difesi in qualsiasi parte del mondo che l'ingiustizia va raccontata e documentata, perché nessuno di noi, nella nostra comoda vita possa dire 'io non c'ero, io non sapevo'. Vittorio è stato un testimone, un grande attivista per i diritti umani. Da lui dobbiamo apprendere la forza della coerenza agli ideali. Dalla sua scelta radicale e non violenta attingere la forza per azioni concrete, per diventare ovunque, anche noi, attivisti per i diritti umani. Noi non immaginavamo, non sapevamo in quanti voi lo amaste, in tutte le latitudini e le longitudini. Credetemi, in questi giorni di dolore, questo è stato l'inaspettato soccorso ai nostri cuori feriti. Abbraccio voi e tutti i figli della Palestina. Con un abbraccio particolare e riconoscente agli amici gazawi di Vittorio. Là era la sua seconda casa. Continuate a lavorare per la vostra terra restando uniti, con coraggio e speranza. Ricordando che Vittorio aveva una sola arma: la parola e la testimonianza. Stay human, restiamo umani”.
L'Arcivescovo di Gerusalemme Hilarion Capucci ha aggiunto: “Per noi Vittorio è un eroe, un martire, un santo come un Vescovo ha difeso il suo gregge e il suo gregge era il popolo palestinese”. Don Nando Capovilla, coordinatore nazionale Pax Christi Italia, ha dichiarato: “ci inquieta l'assenza totale del nostro governo nazionale, ci inquieta ma non ci sorprende più”.
Arrigoni aveva detto: “Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: 'un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare'. Vittorio Arrigoni, un vincitore”. Noi siamo convinti che Arrigoni sia davvero un vincitore.
L’esempio di Vittorio vivrà per sempre nei nostri cuori e sarà sempre molto importante. Non si tratta di sentimentalismo o di retorica: pensare che alcune persone possano credere intensamente nella pace e nella fratellanza e agire in piena coerenza, anche rischiando, non è cosa da poco. Se tutti fossimo così il mondo non sarebbe certo quello che è. Se molti di noi ricorderanno il suo esempio e lo seguiranno, il mondo sarà di certo migliore. Questo non significa che tutti dobbiamo andare in Palestina: ci sono molti luoghi oppressi. Il nostro stesso paese è colonizzato e oppresso, e si può anche partire da qui. Vittorio è un vincitore: vince chi vivrà per sempre nei cuori e nei valori di milioni e milioni di persone. Vince chi è riuscito a vedere un futuro di pace e di sviluppo oltre la realtà del presente. Vince chi, nonostante la propaganda che rafforza i vecchi paradigmi di guerra, riesce a creare nuovi paradigmi: immagini di un modo privo di conflitti e di ingiustizie, che diventeranno realtà quando i vincitori saranno tanti, e non potranno ucciderli tutti.
Non vince chi usa la forza bruta, ma chi ne ha padronanza. Non vince chi si rassegna ad un mondo di crimini e ingiustizie, ma chi sa vedere nel cuore umano altre realtà. Non vince chi giustifica i crimini del terrorismo occidentale o israeliano, ma chi ha il coraggio di vederli e di condannarli. Non vince chi riduce fatti criminali tremendi in una questione di schieramenti, dichiarandosi “filoisraeliano” per avere una poltrona o un posto fisso nella prima serata TV. Non vince chi si spaccia per difensore dei diritti umani, ma circoscrive i depositari di questi diritti, per non rischiare di andare contro i poteri dominanti. Non vince chi sguazza nel degrado che domina nei parlamenti e nei governi, anche se il suo conto in banca è assai florido. Non vince chi non vive secondo la sua più autentica umanità, non avendo il coraggio di andare oltre il tornaconto personale. Non vince chi legge “La Repubblica” (o altri giornali di regime) e si convince che il problema del mondo è il “terrorismo islamico”, ignorando i terrificanti crimini commessi da chi islamico non è, e non figura come terrorista ma come autorevole presidente. Non vince chi vede le persone impegnate nella difesa dei diritti umani e nella denuncia dei crimini come squilibrate e ossessionate dai “complotti”, ignorando quel profondo senso umanitario che giace nell’animo di tutti gli esseri umani. Non vince chi continua a votare sempre gli stessi personaggi, illudendosi che in futuro faranno meglio di quello che hanno fatto in passato. Non vince chi crede di non poter avversare un sistema iniquo, che non potrebbe esistere se molti credessero di poterlo abbattere. Non vince chi si piange addosso, chi cede all’autocommiserazione e al pessimismo, credendosi impotente, ma poi perde tempo a sfogare rabbia su chi non è responsabile dei suoi problemi. Non vince chi crede che non sia importante sostenere l’editoria realmente indipendente, che ovviamente non potrà mai contare sul sostegno dei canali ufficiali di diffusione.
Ricordiamoci sempre di Vittorio, e decidiamo oggi se vogliamo stare dalla parte di chi vince oppure sostenere la miseria umana dei perdenti.
NOTE:

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Antonella Randazzo


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