Accendiamo la luce su Rossella Urru
da Il Fatto
Quotidiano
di
Giulio Cavalli | 20 febbraio 2012
Accendiamo la luce su
Rossella Urru
Rossella Urru lavorava con la ONG
‘Comitato internazionale per lo Sviluppo dei Popoli’. Fino al 22
ottobre scorso. Quella notte è stata rapita insieme ai suoi colleghi
spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez che lavoravano con lei al
campo profughi di Tindouf, dove da 36 anni il popolo saharawi
vive in esilio. Secondo Khatri Addouh, presidente del parlamento saharawi,
sarebbe detenuta in Mali al confine con il Niger in mano ad un’organizzazione
terroristica. Il sequestro è stato rivendicato dal Movimento Unito per
la jiahad in Africa, un gruppo in ascesa che probabilmente con questo
sequestro ha puntato ad avere visibilità internazionale nel frastagliato mondo
di piccoli e grandi gruppi in guerra tra loro in una torbida miscela di povertà,
fanatismo e criminalità.
Il 12 dicembre un giornalista
dell’Afp vede un video
grazie un mediatore che si sta adoperando per la liberazione degli ostaggi. Il
filmato si apre con il nome dell’organizzazione (Tawhid Wal Jihad Fi Garbi
Afriqqiya) e mostra i volti di un uomo e due donne: Rossella è viva, dunque. Nel
video indossa una tunica di colore blu e un velo giallo come la sabbia,alle sue
spalle uomini armati con il viso coperto da un turbante.
È l’ultima foto di Rossella che è
rimbalzata per il mondo poi, passati i secondi veloci della sensazione,
tra i media è calato un immorale silenzio. Ci sono sequestri che sono
troppo complicati da spiegare e troppo ventosi e normali per rimanere
notiziabili. Evidentemente bisogna avere anche la fortuna di essere sequestrati
nel modo giusto per rimanere in pagina nei giornali. Da qualche tempo la voce
d’indignazione e di vicinanza per Rossella è uscita dai confini sardi e ha
cominciato ad urlare più forte: Geppi Cucciari dal palco di Sanremo ha alzato la voce, Il Tg3 ha dedicato a Rossella Urru uno spazio
per chiederne la liberazione, il Comune di Milano ha acceso i riflettori a
Palazzo Marino, il Popolo Viola ha rilanciato l’appello e molti altri si sono mobilitati.
Da qualche tempo è stato aperto
anche un
blog che si apre con questa parole:
In molti abbiamo vacillato di impotenza. Ci siamo sentiti infinitamente soli
di fronte a tanto assurdo, svuotati da tanta assenza improvvisa. Così ci siamo
chiusi in un lungo silenzio. Ma quello che noi credevamo un silenzio si è
rivelato essere in realtà un coro di voci giunte da ogni dove. Un coro di
solidarietà e di affetto che, dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, diventa
sempre più accorato, sempre più grande e sincero. Senza addentrarsi in
considerazioni ed analisi di ordine politico o religioso, lasciando quindi che
siano gli esperti ad occuparsene in altre sedi più appropriate, questo blog
vorrebbe solamente essere il punto di incontro fra tutte queste voci.
Raccogliendo e condividendo in un unico spazio libero e aperto a tutti le
numerose testimonianze per l’immediata liberazione di Rossella
Urru.
Non facciamoci sequestrare anche la
voce: la solitudine ha bisogno del buio e del silenzio per bruciare impunemente.
Accendiamo la luce su Rossella Urru.
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