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domenica 19 febbraio 2012

da Nigrizia

Salviamoci con il pianeta Terra

Alex Zanotelli

È necessario che la società civile italiana arrivi preparata alla conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile, che si terra a Rio de Janeiro il giugno prossimo.

È incredibile notare quanto in questo paese si parli di banche, borsa, finanza e quanto poco di ambiente. Il governo Monti è tutto proteso sulla crescita dimenticando che il Pianeta Terra non ci sopporta più. È inconcepibile il silenzio che ha circondato la Conferenza sull'ambiente di Durban (Sudafrica) tenutasi lo scorso dicembre. Silenzio prima, durante e dopo quell'importante vertice. «Gli abitanti di questo Pianeta - ha detto giustamente a Durban il noto politologo Noam Chomsky - sono affetti da un qualche tipo di follia letale».

Sembra quasi che il problema del surriscaldamento, che è stato al centro delle trattative a Durban, non lo si voglia affrontare in pubblico dibattito. È un tabù! Eppure è il problema più grave che ci attanaglia tutti: il Pianeta Terra non ce la fa più con l'Homo sapiens. Giustamente il teologo australiano Paul Collins ha scritto nel suo recente libro Judgment Day: «Ritengo che la generazione che va dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi sarà tra le generazioni più maledette della storia umana: mai prima di oggi esseri umani hanno talmente degradato e danneggiato il pianeta Terra».

Eppure questa gravissima crisi ecologica sembra quasi che non ci tocchi, non ci interroghi, non ci preoccupi. Dopo la Conferenza dell'Onu di Rio del 1992 (il Vertice della Terra) che aveva suscitato così tante speranze, l'umanità non ha fatto altro che ignorare o sottovalutare il dramma ecologico. Abbiamo perfino lasciato decadere, quest'anno, il Trattato di Kyoto. La comunità scientifica mondiale, che si esprime tramite l'IPCC, ha continuato ad ammonire tutti che la situazione va peggiorando. Tutti i tentativi fatti per arrivare ad un accordo sia a Copenhagen (2009), come a Cancun (2010) e a Durban (2011) sono falliti. «Questa conferenza di Durban - ha scritto Giuseppe De Marzo, presente al vertice - finisce senza accordi vincolanti e una volta scaduto Kyoto niente potrà sostituirlo, stando così le cose. Dovremo aspettare il 2015 o addirittura il 2020».

Ma non abbiamo dieci anni a disposizione per salvarci! La comunità scientifica ritiene che la temperatura potrebbe salire di 3-4° centigradi entro la fine del secolo. Per evitare tale disastro dobbiamo tagliare l'80% delle emissioni di gas serra entro il 2050. Purtroppo i governi sono oggi prigionieri dei potentati economico-finanziari, come dei potentati agro-industriali che traggono enormi profitti da questo sistema. La finanza poi, che è il vero governo mondiale, vuole guadagnare anche sulla crisi ecologica con la cosiddetta green economy, l'economia verde. È la finanziarizzazione anche della crisi ecologica.

"Che dobbiamo fare?" è la domanda che ci viene spesso rivolta.

Dobbiamo prima di tutto rimettere in discussione il nostro modello di sviluppo e il nostro stile di vita, che costituiscono la causa fondamentale del disastro ecologico.

Secondo, dobbiamo informare più che possiamo utilizzando tutti i mezzi perché la gente prenda coscienza della gravità della crisi ecologica. Mi appello anche ai sacerdoti perché nelle chiese parlino di tutto questo: è un problema etico morale e teologico.

Terzo, dobbiamo impegnarci a tutti i livelli: a livello personale e familiare con uno stile di vita più sobrio, riducendo la dipendenza dal petrolio e potenziando il solare, e a livello locale (Comuni) con il riciclaggio totale dei rifiuti opponendoci all'inceneritore. A livello nazionale con un bilancio energetico (mai fatto in Italia!) che riduca del 30% le emissioni di gas serra entro il 2020. E a livello mondiale con la costituzione di un Fondo per aiutare i paesi impoveriti a far fronte ai cambiamenti climatici (sarà l'Africa a pagarne di più le conseguenze!). Questo lo potremo ottenere tassando le transazioni finanziarie dello 0,05% (la cosiddetta Tobin tax). Sempre a livello planetario con il riconoscimento non solo dei diritti dell'uomo ma anche dei diritti della Madre Terra, come ha fatto l'Ecuador.

È questa la maniera migliore per prepararci alla grande conferenza sullo sviluppo sostenibile che l'Onu ha indetto a Rio de Janeiro dal 18 al 23 giugno prossimo…

Uniamoci per assicurare che Rio+20 diventi una grande mobilitazione popolare in grado di fronteggiare la grave crisi ecologica. La speranza viene dal basso, dalla cittadinanza attiva. Come ce l'abbiamo fatta per l'acqua, dobbiamo farcela per salvare il Pianeta.

Diamoci da fare perché vinca la vita di tutti gli esseri umani insieme con il Pianeta Terra. È un unico impegno: salvare la Vita!

Nigrizia - 13/02/2012


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