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domenica 12 febbraio 2012

Svolta storica in Vaticano: il papa abbandona Assad
Dopo una lunghissima vicinanza, per paura di un futuro peggiore, il papa capovolge la linea del Vaticano sulla Siria e non solo.

Riccardo Cristiano
domenica 12 febbraio 2012 12:47


di Riccardo Cristiano
E' un testo che potrebbe avere valenza storica quello che papa Benedetto XVI ha letto oggi, alle 12,10, dopo aver recitato la preghiera dell'Angelus, al riguardo della tragedia siriana. Eccolo: "Seguo con molta apprensione i drammatici e crescenti episodi di violenza in Siria. Negli ultimi giorni essi hanno provocato numerose vittime. Ricordo nella preghiera le vittime, fra cui ci sono alcuni bambini, i feriti e quanti quanti soffrono le conseguenze di un conflitto sempre più preoccupante. Inoltre rinnovo un pressante appello a porre fine alle violenze e allo spargimento di sangue. Infine invito tutti - e anzitutto le Autorità politiche in Siria - a privilegiare la via del dialogo, della riconcilazione e dell'impegno per la pace. E' urgente rispondere alle legitime aspirazioni delle diverse componenti della Nazione, come pure agli auspici della comunità internazionale, preoccupata del bene comune dell'intera società e della Regione".
Questo appello, dal punto di vista vaticano di enorme coraggio, pone termine a un anno di imbarazzatissimo silenzio. Dall'inizio della "primavera arba" la Santa Sede ha sperato in un cambiamento, ma ha temuto anche, e comprensiblmente, che la volontà di libertà delle piazze venisse poi capovolta da esiti islamisti, con la nascita di governi che aumentassero e non alleviassero le discriminazioni e le sofferenze delle comunità cristiane. Il regime simbolo di questo sistema è stato per anni proprio quello siriano: dispotico, dittatoriale, ma espressione di una minoranza religiosa, gli alawiti, e quindi rispettoso se non della libertà politica quanto meno di quello di culto delle altre minoranze religiose, a partire da quella delle comunità cristiane. Ecco perchè è stato sempre difeso dai patriarchi cristiani e sopportato dal Vaticano.
Ma davanti alla barbarie di questi ultimi giorni il papa ha scelto la posizione più rischiosa e coraggiosa: "questa libertà vigilata quando si immerge in un mare di sangue non ci può più bastare". Il passaggio cruciale del discorso di Benedetto XVI è infatti questo: "E' urgente rispondere alle legittime aspirazioni delle diverse componenti della Nazione".
Presi nel mezzo dei paradossi sovente necessari del pragmatismo, i leader cristiani in Medio Oriente dopo aver denunciato la condizione di "minoranza protetta" nella quale hanno vissuto per secoli negli stati islamici, svaporata rapidamente l'epoca della speranza, all'inizio del 900, davanti al rischio islamista sono rifluiti nella richiesta di protezione da parte dei despoti arabi. Ora Benedetto XVI, con la prudenza del caso ma anche con chiarezza, ha indicato una strada diversa. Difficile, rischiosa, ma per molti indispensabile.

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