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domenica 15 maggio 2011

Lo stato ebraico ha festeggiato la Nakba 2011 in un bagno di sangue, ovviamente palestinese.
Lo stato ebraico ha celebrato la Nakba 2011 in un bagno di sangue, ovviamente palestinese. Fonti giornalistiche ufficiali parlano di 14 morti e parecchie decine di feriti, dalla frontiera con il Libano a quella siriana, sulle alture del Golan, attraverso i vari check-point dell’occupazione e sino a Gaza.
Palestinesi dei campi profughi, a Sul del Libano, dal villaggio di Maroun-a-Ras, sono sconfinati, nonostante l’opposizione delle milizie libanesi, e sfondando le barriere sono entrati nel territorio sotto il controllo militare sionista, dove l’esercito d’occupazione ha aperto il fuoco. Stessa scena al confine siriano.
Nella Striscia di Gaza le manifestazioni di confine hanno suscitato la dura reazione israeliana, che ha causato decine di feriti, ma ormai le violazioni territoriali di carri armati e caterpillars in aree palestinesi, con morti, feriti e devastazioni delle infrastrutture e dei campi, sono nella Striscia il pane quotidiano. Lo sapeva bene Vittorio Arrigoni, che ne dava spesso comunicazione anche con brevi video, tutt’ora in rete (video).
In questo stesso giorno della Nakba, con una complice sfacciataggine, il presidente Napolitano, capo di stato della colonia Italia (cinquantunesima stella sulla bandiera USA) straparlava di democrazia presso l’università di Tel Aviv, dove era stato invitato per ritirare il premio Dan David (che prevede anche una borsa di un milione di dollari), assegnatogli nel 2010 per sottolineare i suoi meriti di tolleranza e rispetto dei principi democratici.
Siamo alla fiera dell’assurdo: un’entità coloniale che da oltre 63 anni pratica la pulizia etnica degli indigeni arabi, viola 73 risoluzioni ONU, pratica crimini di guerra e contro l’umanità con naturalezza ed etica propria, elargisce generosamente “premi per la tolleranza” e dollari a palate, mentre prende a fucilate dimostranti disarmati che reclamano il diritto al ritorno sulle proprie terre, espropriate, rubate, anni prima.
Che poi il premiato sia proprio quel Napolitano, la cui nazione ha di recente dichiarato unilateralmente guerra e bombardato un popolo, quello libico, che sino a pochi mesi prima aveva riconosciuto come amico, oltre che assurdo è anche tragicamente ridicolo. Il premio Dan David è anche confermato sia una buffonata, con la quale si premiano i servi migliori di Sion, perchè leggendo l’elenco di coloro che sono stati “profumatamente premiati” spicca l’egiziano Magdi Allam, specialista in spettacolarizzazioni filo-sioniste e di vocazione istigatore di scontri di civiltà.
Ma quel che più lascia l’amaro in bocca, oltre al lutto che ha colpito la Palestina, terra già da troppo tempo martoriata, è il modo vergognoso in cui giornalisti e media ne hanno riferito. In testa a tutti, Claudio Pagliara, il peggiore esempio di giornalismo mercenario, scorretto oltre misura, palesemente al servizio di Tel Aviv, più che dei contribuenti italiani che ne pagano lo stipendio RAI.
Israele spara, lascia 14 morti sul terreno, e la colpa di chi è, secondo Pagliara? Dei palestinesi, violenti e facinorosi, che non si rassegnano a lasciarsi derubare in silenzio, ed ovviamente dei siriani (.?.), che secondo il portavoce della lobby sionista in RAI, riescono così a distrarre l’attenzione internazionale dai “ribelli democratici”, quelli che stanno cercando di destabilizzare l’unico serio oppositore allo strapotere israeliano nell’area.
Oltre ai soliti “due pesi e due misure”, una puerile presa in giro, fondata sulla convinzione che siamo tutti a livelli da quoziente intellettivo come il loro, cioè men che scarso, zero.
Intanto la Palestina continua ad essere occupata ed inesistente sulle carte geografiche, gli arabi di Terra santa continuano a sotterrare i propri figli migliori, mentre sulla Libia continuano a piovere bombe all’uranio impoverito, offerte dalla Nato, con copertura Onu e complicità di alcuni paesi arabi.
Quegli stessi paesi arabi, Qatar in testa, che si sono già offerti di vendere a prezzi di favore ad Israele il petrolio libico che ancora non hanno. Gli incontri tra le intelligence proseguono e non sempre passano inosservati: anzi, sembra che si faccia di tutto affinchè tali strategie geopolitiche siano conosciute e chiare a tutti i protagonisti, vicini e lontani.
C’è di che essere furiosi per tanta concentrata cattiveria e spietatezza, capace di apportare drammi, devastazioni, sofferenza e morte in molti paesi e famiglie. Sembra quasi che chi dirige tali progetti di conquista creda di essere al di sopra di ogni legge umana, come se avesse la convinzione di appartenere ad una stirpe differente dalla nostra, superiore, eletta.
Ma la partita è ancora tutta da giocare.

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