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lunedì 21 marzo 2011

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16/a Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie
di Lorenzo Baldo - 21 marzo 2011 -
Potenza. Nubi grigie sovrastano questa città invasa festosamente da 80.000 persone. Piove, a tratti si interrompe. Il freddo è pungente. Gino Strada si avvicina al palco, si guarda attorno, il suo sguardo è lontano.

La vibrazione è quella di chi convive da anni con l'orrore delle guerre, dalla Cambogia alla Sierra Leone, dal Sudan all'Irak, passando per l'Afghanistan. Subito dopo arriva don Ciotti che lo abbraccia con grande affetto. Il fondatore di Emergency è il primo ad aprire la lettura dei 900 nomi delle vittime di mafia, nascosta tra le pieghe della sua voce la rabbia  e il dolore di chi continua a curare un'umanità ferita nel corpo e nell'anima. Riprende a piovere, nelle prime file, composti nel loro dolore e richiesta di giustizia, i 500 familiari delle vittime di mafia. Molti di loro portano al collo una fotografia del proprio congiunto, foto a colori, piccole o grandi, volti di uomini e donne, ragazzi e bambini che sorridono all'obiettivo del fotografo. Negli occhi di padri, madri, fratelli e sorelle un dolore mai sopito. L'elenco di quei 900 nomi prosegue mentre alcuni musicisti con violini e chitarra suonano una melodia di sottofondo. L'ultimo nome porta con sé anche il ricordo di quei nomi che non sono stati ancora ritrovati. Don Ciotti sale sul palco mentre la pioggia sembra non voler smettere. Il fondatore di Libera e del Gruppo Abele ricorda le vittime dimenticate della Basilicata, per poi citare la giovane Elisa Claps. Ed è parlando della ragazzina di 16 anni di Potenza scomparsa nel 1993 (uccisa e ritrovata 17 anni dopo nel sottotetto di una chiesa), che dalle tenebre della Lucania, il cui nome significa “terra di luce”, don Luigi riscatta la richiesta di verità di Elisa e di tutte le altre vittime della violenza di questa terra. Il presidente del Gruppo Abele distingue le diverse anime della Chiesa, quella che marcia insieme ai partecipanti e quella verso la quale chiede a gran voce “un processo di purificazione”, una chiesa “più povera di fronte al potere, più coraggiosa e meno prudente!”. Senza giacca, con un semplice pullover scuro addosso, don Ciotti grida ancora una volta la sua sete di giustizia. “La vera forza delle mafie – afferma con forza – sta fuori dalle mafie e la troviamo diffusa nel nostro Paese!”. Più volte l'intervento del fondatore di Libera viene interrotto da lunghi applausi. “E' dal 1999 che l'Italia non ratifica la Convenzione di Strasburgo nel codice penale contro la corruzione e questo è inaccettabile!”. Di fatto nel '99 l’Italia ha firmato la Convenzione penale europea sulla corruzione, uno strumento che, per lo meno teoricamente, prevedeva “ulteriori misure nel campo del diritto penale e una migliore cooperazione internazionale per perseguire i reati di corruzione”. Sulla carta venivano elencati i reati da circoscrivere, tra questi: corruzione di pubblici ufficiali in ambito nazionale o estero, corruzione di parlamentari nazionali e stranieri e di membri di assemblee parlamentari internazionali, traffico di influenze attivo e passivo, riciclaggio dei proventi della corruzione, ai reati contabili e via dicendo. Ma dalla firma alla ratifica il tempo si è fermato e l'Italia è rimasta ferma alla fase iniziale. Don Ciotti non si dà pace di questo immobilismo e spiega il motivo per il quale Libera e Avviso Pubblico stanno raccogliendo un milione e mezzo di firme per chiedere al Presidente della Repubblica di intervenire affinché Governo e Parlamento diano attuazione alla norma già prevista nella finanziaria 2007 per la confisca e il riutilizzo sociale dei patrimoni sottratti ai corrotti. Il fondatore del Gruppo Abele ribadisce che secondo la Corte dei Conti il giro d’affari della corruzione in Italia è di sessanta miliardi di euro. Una vera e propria spada di Damocle che pesa su ogni cittadino con un costo di mille euro l’anno. “Non dobbiamo parlare solo di mafia – grida ancora Luigi – non basta più! Bisogna ampliare lo sguardo per riconoscere lo sguardo delle mafie nelle pieghe sociali!”. Ed è anche la questione della mancanza nel codice penale dei reati ambientali quella che brucia ancora, una battaglia che Legambiente e Libera portano avanti da 17 anni nel silenzio, quasi totale, della politica. “Andiamo a votare per fermare il nucleare!”, la voce di don Ciotti sbatte forte contro un vento freddo per poi affrontare con altrettanta passione civile il tema dell'acqua intesa come bene comune. “Non ci può essere una giustizia a doppio binario – sottolinea poi il fondatore di Libera paragonando la vergogna del reato di clandestinità all'impunità della casta dei potenti -. Noi abbiamo come riferimento il Vangelo e la Costituzione!”. E' un appello accorato in difesa della magistratura e in memoria dei 25 magistrati uccisi dalle mafie e dal terrorismo quello di don Luigi, un appello contro la prossima riforma della giustizia che mira a indebolire l'autonomia della magistratura sottomettendola al potere politico. “Se Giancarlo Caselli e Antonio Ingroia oggi sono qui – grida forte – è perché le intercettazioni hanno svelato il piano di armare una mano contro di loro!”. Il taglio alle politiche sociali viene affrontato nel passaggio successivo attraverso il dato agghiacciante della riduzione di 379 miliardi di euro. “Ci dicono che non ci sono soldi – sottolinea don Ciotti – ma non è vero! Si spendono miliardi in armi e si tagliano i fondi alla giustizia, alla cultura, all'istruzione!”. Il presidente di Libera definisce una “stupenda lezione” quella che hanno dato le donne scese in piazza lo scorso 13 febbraio “per protestare contro la mercificazione della propria dignità”. Rabbia e profonda amarezza emergono infine dal racconto della mancata approvazione da parte del Parlamento sulla proposta avanzata da Libera per l'istituzione della giornata nazionale in ricordo delle vittime delle mafie da fissare ogni 21 marzo. Alcuni parlamentari della maggioranza si sono detti contrari perché “Libera è schierata”, altri ancora hanno proposto la data del 30 giugno, con le scuole chiuse e la gente al mare. L'arroganza e la meschinità di simili atteggiamenti hanno portato Libera a ritirare quella proposta, mantenendo sempre e comunque la data del 21 marzo, al di là delle decisioni politiche. Smette di piovere, don Ciotti sorride, guarda verso il cielo e chiama a sé la mamma di Elisa Claps. “Guardando te – le dice tenendola per mano – vedo tanto dolore... ma anche tanta speranza...”. Quella speranza che don Ciotti stringe forte ad una richiesta di giustizia corale, mentre alcuni impercettibili raggi di sole illuminano migliaia di persone che si alzano in piedi ed applaudono incessantemente.  (http://www.antimafiaduemila.com/)

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