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lunedì 11 luglio 2011

LA RICCHEZZA NASCOSTA DELLA CHIESA DI RATZINGER
Un’inchiesta del noto settimanale tedesco Der Spiegel denuncia la gestione a dir poco opaca dei beni della chiesa cattolica tedesca. Un nuovo scandalo bussa alla porte del Paradiso?
Come se non bastassero i numerosi abusi a sfondo sessuale e pedofilo venuti alla luce un po’ dappertutto nel mondo, una nuova serie di scandali finanziari, dalle 55 La ricchezza nascosta della Chiesa di Ratzingerpiccole e grandi ruberie al finanziamento illecito fino all’uso tutt’altro che caritatevole delle quote “pubbliche” di denaro assegnate dai cittadini e dallo Stato, sta scuotendo le fondamenta della Chiesa cattolica tedesca. Per ora, quasi nessuno annuncia contrizioni di sorta anzi, c’è chi minaccia querele e chi si trincera dietro un eloquente “No comment”, tuttavia c’è già chi è disposto a scommettere che molto presto la “questione finanziaria” – in Germania comeItalia e altrove – finirà col mettere in serio imbarazzo la stessa “stanza dei bottoni” vaticana.
A CESARE QUEL CHE È DI CESARE E A DIO? - E’ stato poco prima della Pentecoste, quando un sacerdote tedesco, di mattina presto, ha ricevuto una visita davvero inaspettata, non dallo Spirito Santo, ma dalla polizia. Per le autorità tedesche, le parole riportante nel Vangelo di Luca si sono infatti avverate proprio quella mattina: “Chi cerca trova”. Infatti, hanno trovato più di 130mila euro nascosti in vari posti nelle stanze del sacerdote cattolico. Soldi infilati tra i panni del suo bucato o legati con lo scotch al fondo dei cassetti. Il reverendo settantaseienne è stato arrestato sul posto. A chi gli ha chiesto da dove venissero quei soldi, il padre non ha saputo rispondere. Un miracolo o, più probabilmente – almeno secondo l’accusa degli inquirenti tedeschi – una sottrazione indebita, un furto insomma. Dopo diverse settimane in custodia cautelare, Hans S., questo il nome del prelato, è tornato al monastero, in attesa del processo. Non ha fiatato, solo dei “non ricordo”, seguiti da altri “non saprei”. L’ufficio del pubblico ministero nella città Würzburg, nella Germania meridionale, stima invece che Padre S. abbia sottratto fino a 1.500.000 euro da collezioni e da fondi di un’altra chiesa, quella di Treviri a ovest di Passau un angolo nel sud-est della Baviera, nota, peraltro, per aver dato i natali a Karl Marx, uno che considerava la religione, forse non a caso, “l’oppio dei popoli”.
IL PARADISO FISCALE “PARALLELO” - In molti luoghi, questa disparità palese, insieme a tanto evidenti quanto compravate cattive gestioni dei beni, l’appropriazione indebita e la pomposità di molte spese sostenute, hanno spinto i fedeli a sfidare apertamente gli amministratori ed i gestori – in genere vescovi o loro fiduciari – della chiesa. Molti praticanti accusano le più alte gerarchie locali di aver coperto il problema o di averlo sottovalutato. In Germania, come in Italia del resto, le Chiese vengono lautamente finanziate dallo Stato. Eppure, le parrocchie in tutta la Germania stanno tagliando fondiper le opere caritatevoli e stanno licenziando personale. Questo – denuncia Der Spiegel - mentre capita di vedere vescovi che acquistano residenze nuove di zecca, trasformano conventi in pensioni e ristoranti oppure scialacquano, attingendo direttamente al finanziamento pubblico, ben 120mila euro per i l restauro di una colonna mariana di infima fattura. Non solo, secondo il settimanale tedesco, esisterebbe un vero e proprio “mondo finanziario parallelo che gonfia conti bancari ed occulta beni”. Un sistema “consolidato da secoli di potere”. In Germania, l’unico aspetto “pubblico” delle finanze della chiesa è il cosiddetto “bilancio diocesano”, che deriva il suo finanziamento dalla tassa ecclesiastica. Si tratta di una cifra sostanziosa ma che non copre le ingenti spese sostenuti dalla chiesa teutonica. La gran parte dei finanziamenti, secondo lo Spiegel, rimangono nell’ombra. Finanziariamente parlando, le diocesi della Germania sono in ottima forma. “La Chiesa cattolica sostiene che è povera, ma la verità è che nasconde la sua ricchezza”, dice Carsten Frerk, noto politologo di Berlino che, dopo anni di ricerca, ha pubblicato il “Violettbuch Kirchenfinanzen”, Il libro viola delle Finanze della Chiesa. Viola, secondo la liturgia cattolica, è il colore del lutto. Frerk stima che la liquidità dei soggetti giuridici riconducibili alla chiesa tedesca sia pari a circa 50 miliardi di euro. Cifra prontamente smentita dalle gerarchie tedesche che, come al solito, hanno poi indirizzato all’autore il loro anatema “cifre frutto di un pregiudizio, false, provenienti da un ateo”.
DIVERSIFICARE GLI INVESTIMENTI, QUASI UN COMANDAMENTO - Il patrimonio, accumulato nel corso dei secoli, è investito in molte aree, anche in campo immobiliare. In Germania, esistono poi diverse banche di proprietà della chiesa o comunque ad essa riconducibili, oltre che le accademie, le birrerie, i vigneti,i media (tv, radio, giornali, internet ecc.) e gli ospedali. Tutte fonti di guadagno. La chiesa, in questi anni, ha giocato pure con i “derivati” guarda caso, però, salvandosi per tempo proprio quando la “grande crisi finanziaria” colpiva i mercati. Un’altra rivelazione divina, probabilmente. Non poche, anzi molte, risultano poi le quote da partecipazioni azionarie e le fondazioni. La regola vuole che a controllare questi immensi flussi di denaro ci sia sempre un vescovo. Certo, circondato da esperti ed analisti finanziari, ma l’ultima parola spetta sempre a lui. La chiesa non ha bisogno di società offshore, è lei stessa un paradiso fiscale.
IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE… BANCARIA - Questa complicata rete è gestita con tale segreto che neppure il dipartimento finanziario tedesco ha potuto metterci mano. Apparentemente sono proprio le strutture barocche, impenetrabili, a rendere questi finanze ancora più difficile da controllare. A seconda della diocesi, gli amministratori dei fondi della Chiesa, possono essere membri di un consiglio d’imposta della chiesa, un ufficio fiscale diocesano, un consiglio finanziario o un consiglio di amministrazione. A volte ci sono anche attività scorporate in fondazioni. E tanto per gradire, un sistema molto in voga anche sotto la Croce, sono le società racchiuse in “scatole cinesi”. Secondo Der Spiegel, in Germania delle 27 diocesi cattoliche, 25 hanno rifiutato di fornire qualsiasi informazioni al riguardo, opponendo la giustificazione che “non sono di pubblico dominio”. Solo due dioc20100305 201210 51410166 medium La ricchezza nascosta della Chiesa di Ratzingeresi,Magdeburgo e l’Arcidiocesi diBerlino, che era sull’orlo del fallimento fino a pochi anni fa, sono state un po’ più accomodanti, probabilmente perché hanno così poche risorse che si fa più in fretta a presentarle che a nasconderle. Un vicario generale di una delle diocesi benestanti, invece, ha detto: “Sì, le attività nella sede vescovile sono segrete. Ma forse sarebbe meglio se scrivete confidenziali”. Quando gli è stato chiesto di spiegare questa reticenza, una portavoce della diocesi di Limburg ha risposto: “Questo è solo il modo che conosciamo”. Infine, un rappresentante della Conferenza episcopale tedesca ha chiuso la questione dicendo: “Non vogliamo parlare con voi di queste cose che non vi riguardano”.
E’ DIO CHE DECIDE NEI CDA? – Nei consigli diocesani vengono eletti anche rappresentanti laici, spesso addetti proprio alla vigilanza finanziaria. Anche a loro viene raccomandata innanzitutto la segretezza. Der Spiegel, però, ne ha trovato uno disposto a parlare. Herbert Steffen, nominato al Consiglio diocesano di Treviri. Steffen, 75 anni, non è ovviamente un critico feroce del “sistema”. Ex produttore di mobili, proviene da una famiglia ultra-cattolica degli imprenditori nella regione del fiume Mosella. L’uomo d’affari racconta così la sua esperienze nel consiglio diocesano. “Sono rimasto sorpreso dalle dimensioni ridotte del bilancio”. Nel corso di una riunione del Consiglio, ha chiesto ad un confidente del vescovo se quello fosse davvero l’intero bilancio. “C’è anche il bilancio della sede vescovile. Ma non è destinato al pubblico” fu la risposta del funzionario. Quando Steffen chiese: “Mi stai dicendo che nemmeno noi lo possiamo vedere?” il funzionario rispose: “No!”.
DA MARX A DIO, UNA QUESTIONE DI CAPITALE – Treviri è la più antica diocesi della Germania, qui è facile vedere ad occhio il divario esistente tra cattolici ricchi e quelli poveri. Il vescovo Stephan Ackermann, che sovrintende anche ai casi di abusi sessuali della Conferenza episcopale tedesca, è sempre stato molto generoso in materia finanziaria, in particolare quando si tratta di progetti di prestigio adiacente al suo palazzo vescovile. Ad esempio, la diocesi ha attualmente 1.000.000 di euro stanziati per la ristrutturazione della piazza dietro Duomo di Treviri. Le autorità ecclesiastiche locali, la stanno aggiustando in vista del pellegrinaggio del Papa previsto nel 2012, quando verrà adorata dai fedeli una reliquia che contiene presumibilmente gli scarti della veste di Gesù. Allo stesso tempo, però, la stessa diocesi ha tagliato molti dei suoi stanziamenti “sociali” a favore dei più poveri. Sono state tagliate le sovvenzioni per le organizzazioni giovanili e per i centri comunitari. E’ stato stilato un vero e proprio programma di riduzione dei costi della diocesi, una serie di strutture dovranno chiudere, compresi gli uffici sociali, l’Accademia cattolica e le associazioni studentesche cattoliche delle vicine città di Saarbrücken e Koblenz. Quelli che sono stati colpiti dai tagli sono indignati. “Il nostro obiettivo è quello di rendere la chiesa più accessibile”, dice Guido Gross, un pastore che si occupa degli studenti universitari, “ma adesso vogliono sbarazzarsi di tutto il campo di attività”. Lukas Rolli della Confederazione cattolica Student Societies aggiunge: “Io sto perdendo la mia fede grazie a questo vescovo”.
E’ DAL FRUTTO CHE SI CONOSCE L’ALBERO – La sola tassa ecclesiastica ha fruttato oltre 10 miliardi di euro nelle casse della chiesa teutonica, ma poi ci sono anche altri “accordi” tra Stato e chiesa. Il governo paga ingenti somme di denaro per la manutenzione e rinnovamento costante di cattedrali e chiese. Versa gli stipendi agli insegnanti di religione ed alcuni benefici, come persino la legna da ardere nelle chiese e nei conventi rurali. Nonostante la separazione costituzionale tra Chiesa e Stato in Germania, i contributi sostanziali sono pagati per le conferenze della chiesa, le biblioteche della chiesa, per i pastori che prestano la loro opera presso caserme, commissariati carceri ed istituti psichiatrici. Il governo aiuta anche a pagare per l’impiego degli obiettori di coscienza. La chiesa ama sottolineare – come in Italia, mediante spot televisivi – quanto fa per i poveri e per i deboli, a difesa della coesione sociale ecc.. Tuttavia, a pagare il conto per molte di queste attività è il governo tedesco. Quest’anno dei 45 miliardi di euro alla Caritas tedesca, la gran parte è venuta proprio dallo Stato. Proprio per questo non si capisce tutti gli ostacoli che le gerarchie riservano a chi vuole vedere – come San Tommaso – i loro bilanci da vicino. Un prelato a cui lo humor, evidentemente, non manca ha così sentenziato: “Il confessionale si trova nella chiesa, non gli uffici del fisco”. Amen.

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